Le polemiche sul Tweet di Obama e l’identitarismo esasperato

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Non molte settimane fa alcuni hanno provato imbarazzo a pronunciare il vocabolo “terrorismo” per l’attentato contro moschee neozelandesi. Oggi sembra che Obama e Clinton non pronunciando il termine cristiani al riguardo dell’esecrato massacro nello Sri Lanka abbiano manifestato imbarazzo. Possibile? Premesso che parliamo di un tweet e quindi bisogna valutare la stringatezza del testo, il punto va capito anche dal punto di vista di chi legge. Indubbiamente dal punto di vista di chi scrive l’identità della vittima da riconoscere come tale è sempre importante. Prendiamo i migranti: perché la loro religione, nel caso dei cristiani, sparisce sempre? Eritrei, nigeriani e tanti altri lo sono, ma se provano ad attraversare il Mediterraneo diventano improvvisamente solo “migranti”, magari invasori, ma comunque la fede sparisce. Non è positivo, non ci aiuta a capire che neanche il mondo in bianco e nero è “bianco e nero”. Anche nel caso degli esuli eritrei, scacciati da Piazza Indipendenza a Roma nonostante il loro status di rifugiati, nessuno ha ritenuto di ricordare che fossero cristiani. Eppure specificare chi sono le vittime è importante. Ma perché per chi legge è importante l’uso diretto ed esplicito di quel vocabolo, “cristiani”, al riguardo delle vittime dello Sri Lanka? Per me lo sarebbe stato e lo avrei richiesto tanto a Obama che ad Hillary per sottolineare che i cristiani, in quanto tali nello Sri Lanka, sono sia tamil sia singalesi, cioè che appartengono a entrambe le grandi realtà etniche in conflitto nell’isola. I cristiani, dunque, indicando una naturale tenuta unitaria e non una fazione etnica magari separatista, propendono e testimoniando dell’unità statuale, meritando una menzione esplicita, sempre giusta, nel giorno in cui il terrorismo ha chiaramente tentato di mettere una religione contro l’altra, un’etnia contro l’altra.
Il valore per lo Sri Lanka di una religione che è espressa perfettamente dalla recente dichiarazione di fratellanza, e non di tribalismo etnico o identitario, rafforza quell’idea di fratellanza universale tra gli esseri umani che la cittadinanza di diversi in stati unitari dimostra all’interno dei tanto citati “popoli”: si può appartenere a un popolo essendo induisti, buddhisti, cristiani, musulmani. Nello Sri Lanka è così e quella cristiana ne è una riprova. La polemica sul tweet di Barack Obama e di Hillary Clinton, tradotto davvero in maniera a dir poco maldestra, sembra fornirci però un’altra importanza del vocabolo. Obama e la signora Clinton, infatti, non hanno detto che sono stati uccisi nello Sri Lanka centinaia di cristiani, no, ma hanno detto di più, hanno detto che costoro sono stati uccisi mentre celebravano i riti della Pasqua, giorno che nei loro tweet viene chiamato quale“ simbolo di amore, redenzione e rinnovamento”. Dunque hanno dato ai terroristi una colpa ancor più grave: quella di aver ucciso degli esseri umani mentre celebravano un rito sacro, apprezzato nel tweet per il suo valore universale di amore e redenzione. Ma l’espressione da loro usata non contemplava il vocabolo “cristiani”, e così la maldestra traduzione di “adoratori della Pasqua” ne ha fatto dei politeisti di altri tempi. Il senso di quelle parole però non era questo. “Adoratori della Pasqua” è un’espressione davvero lontana dal senso autentico di quanto scritto. Equivoci che possono accadere con le traduzioni, ma la risonanza che questo episodio ha avuto, anche per l’importanza di Obama e Clinton, legittima un sospetto: parlare di attentato terrorista contro chi celebra la Pasqua non usando il termini “cristiani” ci toglie i blocchi, il noi contro voi, i “cristiani”, tutti, contro i “musulmani”, tutti? E’ questo il rischio al quale ci hanno esposto, lessicalmente parlando, Obama e Clinton? E non è proprio questo quel che i cristiani dello Sri Lanka indicano che non c’è? Non c’è un conflitto tra tutti i singalesi e tutti i tamil perché loro, i cristiani, sono sia singalesi sia tamil. Per strano che possa apparire, nello Sri Lanka i musulmani presenti, poi, sono anche tamil.
L’equivoco sulla traduzione del tweet di Obama forse ci aiuta a cogliere un recondito negli autori, forse, ma soprattutto i rischi di un identitarismo esasperato che invece di muoverci alla solidarietà umana potrebbe puntare a dividerci in entità in conflitto. Un risvolto delle modalità terrorista dimostra che proprio questo è tra gli obiettivi dei pianificatori delle stragi. Queste ultime infatti hanno colpito chi pregava nelle chiese dello Sri Lanka e i turisti dei grandi alberghi, quasi ad associare i cristiani con gli occidentali, mentre i cristiani dello Sri Lanka sono in larghissima maggioranza singalesi e tamil. L’identificazione dei cristiani con gli occidentali e l’Occidente è un disegno perverso, teso a presentarli come le “nostre” quinte colonne.


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