Stereotipi, donne nei media

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Se anche gli algoritmi sono sessisti, come dimostrato, se i libri di testo per le scuole elementari sono zeppi di mamme che stirano e di babbi che trapanano, se le donne latitano ai vertici di magistratura e politica e finanza, se insomma gli stereotipi dilagano non c’è da stupirsi che anche i giornali ne siano zeppi. Ma i luoghi comuni fanno male, non solo alle persone, offese dai pregiudizi, ma anche all’evoluzione culturale del Paese. L’informazione non ne è esente, anzi, visto che i tempi veloci possono costringere ad automatismi di pensiero, ma almeno i giornalisti ne stanno diventando sempre più consapevoli. GiuliaGiornaliste – l’associazione che conta 300 iscritte e migliaia di amiche ed amici – da tempo combatte contro l’uso di parole che nei media negano o offendono: battaglie a favore della declinazione di genere, contro le espressioni che feriscono o giustificano, in favore delle eccellenze femminili con sollecitazioni ed elenchi per dar loro visibilità. L’ultima iniziativa è “Stereotipi, donne nei media” (Ledizioni ed, Milano, febbraio 2019), in cui alcune giornaliste descrivono come gli stereotipi distorcano le cronache di politica, sport, economia, spettacoli, nera, mentre esperte ed esperti di linguistica, iconografia, informatica ne analizzano i meccanismi e spiegano come uscirne. Tutti temi che, col contributo anche di altri specialisti, verranno discussi il 29 marzo (Palazzo Moriggia, Milano, col sostegno del Comune) in un convegno che ha il patrocinio di Fnsi ed Ordine ed al quale il Cnog riconosce validità di corso deontologico. Presto anche in altre città, Roma in primis.

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