La politica della divisione non deve poter utilizzare la pelle dei bambini o i loro giochi

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Negare la realtà di una società multiculturale e multietnica con un emendamento della politica, mettendo al bando bambolotti con la pelle scura, diversa da quella bianca, facendo sparire strumenti musicali e  giocattoli di culture e paesi diversi.

Accade a Codroipo, 16 mila abitanti in provincia di Udine. La maggioranza di destra che governa la cittadina dal 2016 ha cancellato, con un emendamento approvato dalla maggioranza in consiglio comunale, dal regolamento dell’asilo nido comunale ogni possibile riferimento a “diverse culture” o a “culture di provenienza” degli alunni. Dunque i piccoli friulani che frequentano la scuola materna dovranno avere una visione monolitica e monocolore dell’umanità che li circonda, in evidente contrasto con la realtà ormai composita della vita vera. Nell’avvicinarsi alla conoscenza attraverso il gioco nulla dovrà ricordare altre culture, altre provenienze, solo balocchi rigorosamente italiani. Come riferiscono le cronache del Messaggero Veneto e de Il Gazzettino, questa decisione avrà tra le conseguenze anche quella di mettere al bando Ciccio Bello e Barbie se in versione pelle scura.

Il tutto è accaduto con un colpo di mano della giunta di destra che ha invertito e sovvertito un punto dell’ordine del giorno del consiglio comunale, pensato con intenzioni ad dir poco opposte. In aula infatti avrebbe dovuto essere approvata una modifica al regolamento dell’asilo «Mondo dei piccoli», predisposta dagli uffici comunali, per ridurre il rischio di possibile emarginazione dei bambini e delle bambine anche attraverso l’introduzione di giocattoli che fanno riferimento a diverse culture e Paesi. Quindi mettendo a loro disposizione bambole dalla pelle più scura e giocattoli arrivati da lontano, da altri paesi e culture.

Ma su questo punto la maggioranza di centrodestra al momento del voto ha presentato un testo diametralmente opposto, di fatto capovolgendo l’intendo originario di mettere a disposizione dei piccoli giocatoli inclusivi.  Con la motivazione di voler eliminare ogni riferimento alle culture diverse i quattro capigruppo di maggioranza hanno cancellato e capovolto la proposta inizialmente per favorire l’integrazione e non escludere alcuno. Immediata la replica della minoranza Pd per la quale: “i nostri valori sono forti proprio perché non temono l’apertura e l’incontro con altre culture”.

Il sindaco Fabio Marchetto respinge le accuse di aver avvallato un’azione discriminante, contraria a favorire i processi di integrazione connotata da risvolti razzisti, precisando che al regolamento non spetta disciplinare le differenze culturali, bensì annullare le differenze sociali, e che la formula utilizzata riproduce quella adottata da altri comuni, con l’obiettivo di realizzare quanto enunciato nel sito dell’ente: «favorire la socializzazione e valorizzare le differenze» e «favorire le occasioni per arricchire ed integrare uno spazio di reciproco aiuto e sostegno e stimolare la socializzazione tra le famiglie».
Sul tema si è espressa anche la giunta comunale, il cui compito sarebbe quello di rendere il testo coerente con le disposizioni regionali in materia di accreditamento delle strutture per l’infanzia.

Sempre il sindaco ribadisce che la norma friulana è in linea con quanto adottato da altri comuni della Regione. A Monfalcone in provincia di Gorizia infatti la sindaca leghista Anna Cisint ha posto un tetto massimo del 45 percento di “bambini di cittadinanza non italiana” nelle materne. Ora anche il collega di Trieste Roberto Di Piazza di Forza Italia intende adottare lo stesso metodo nelle scuole comunali. La proposta ha avuto come risultato la mobilitazione in piazza di genitori, insegnati e del sindacato e l’attenzione del garante regionale dei Diritti della persona.

La politica della divisione non deve poter utilizzare la pelle dei bambini o i loro giochi.

@marreguitti


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