Lunga vita a Mario Mori

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“Io mi curo per vivere a lungo perché devo vedere morire qualcuno, i miei nemici”.
Parlò così Mario Mori, ex capo dei servizi segreti ed ex vice Comandante del ROS dei carabinieri, condannato in primo grado a dodici anni nel processo trattativa Stato-Mafia, dalla Corte d’Assise di Palermo.
Parole che fanno sobbalzare, quelle di Mario Mori, perché la morte non si augura a nessuno, meno che meno ai boss mafiosi. Ma i “nemici” di cui parla il super generale sono realmente i mafiosi?
Perché il dubbio viene, ed è un dubbio atroce per chi scrive.
Chi sono i “nemici” di Mario Mori, realmente?
Lo stesso ex capo dei servizi segreti, appena prima di aver pronunziato il discorso sulla “morte dei nemici”, rispondendo ad una domanda del giornalista sulla condanna nel processo Stato-mafia, afferma:
“Io accetto il giudizio di una corte e accetto anche che un pubblico ministero svolga pienamente il suo lavoro, anche se è contro di me. Quello che non accetto da un pubblico ministero funzionario dello Stato è che, dopo il giudizio, continui a parlare di questo argomento, perchè diventa qualcosa di personale”.
Ed il pubblico ministero chi sarebbe? Altra domanda difficile a cui rispondere. È per caso il dottor Nino Di Matteo, il più esposto dei pm del Processo Trattativa che, con il collega Saverio Lodato, ha scritto un libro (“Il patto sporco”) in cui ricostruisce con certosinamente le ragioni della sentenza in cui Mori è stato condannato?
Sono domande senza risposta. Certo è che, sentire quelle parole pronunziate non tanto da un condannato (in primo grado) ma da un uomo che avrebbe dovuto rappresentare le Istituzioni fa particolarmente male.
Non si scherza mai con la vita delle persone, a meno che non si sia abituati a scherzarci come abitudine. Ma sono certo non sia il caso di Mario Mori, così come siamo certi che Mori voglia chiarire che fra quei nemici non ci siano uomini delle Istituzioni o, ancor meno, magistrati. Che non ci sia Nino Di Matteo, già condannato a morte da cosa nostra.
Perché Mori sa “parlare”, sa cosa dice. E quelle parole inquietano.
Lunga vita a Mario Mori. Lunga vita perché la morte non si augura a nessuno, neanche al peggior nemico. Lunga vita a Mori anche perché, magari, un giorno potrà raccontarci le parti che mancano relativamente alle accuse per le quali è stato condannato (in primo grado, per carità) nel processo Stato- Mafia.


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