Giornalismo sotto attacco in Italia

Gli insulti qualificano chi li pronuncia e non fermano i giornalisti

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Nessuno può permettersi di chiamare “puttane” le mie colleghe, i miei colleghi e me. Men che meno il signor Di Battista. E per quanto riguarda l’onorevole Di Maio, come dice Carlo Verna, abbia almeno il pudore di dimettersi dall’ordine dei giornalisti.
Ma il pudore è sconosciuto a politici di questa fatta, come è sconosciuto il senso dello stato, il rispetto delle regole democratiche e della costituzione. L’insofferenza verso i media, ossessivo, paranoico e volgare, qualifica chi pronuncia gli insulti, non chi li riceve. E dimostra il vuoto di una classe politica senza cultura, senza radici, senza preparazione alcuna, che sente venire progressivamente meno il consenso ottenuto sulla base di promesse irrealizzabili e slogan paradossali, come il parco giochi all’Ilva di Taranto.
I giornalisti però non ci stanno, non si fermano di certo perché ricevono insulti e provocazioni, gli stessi giornalisti che da sempre svolgono senza paura e con determinazione un’azione democratica di controllo sulle istituzioni e che sempre lo hanno fatto nei confronti dei sindaci di Roma. In tutti gli archivi dei media esistono migliaia di inchieste sui sindaci della capitale dai tempi delle “mani sulla città” dell’Espresso a oggi. Nessuno sconto per nessuno, come è doveroso che sia. Niente di più e niente di meno per la sindaca Raggi, per la quale, come per tutti, vale la decisione della magistratura, che però per i giornalisti è sovrana sempre, ma per molti politici è a corrente alternata, va bene se gli è favorevole, è politicizzata se gli è contraria.
Non funziona così in democrazia. E Articolo 21 è fra quelli che non si stancherà mai di lavorare e combattere, appunto, per la democrazia, che ha le sue regole, che rispetta la separazione dei poteri e la libertà di informazione. Viviamo tempi oscuri, dove vediamo il presidente degli Stati Uniti cacciare da una conferenza stampa un giornalista per una domanda scomoda, lo sappiamo. Ma chi si illude che questo oscurantismo sia destinato a durare per sempre si sbaglia, perché gli anticorpi ci sono, e i giornalisti sono uno dei più importanti.


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