80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Editoria, Di Maio impari a rispettare le persone, gli organismi collettivi e le istituzioni

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La propaganda si è già messa in azione. Inchiodato alle sue responsabilità, il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, prova a uscire dall’angolo accusando FNSI e Ordine dei giornalisti di disertare l’incontro convocato da lui perché preferirebbero il Pd ai precari. Di Maio e i suoi spin doctor partono da un fatto vero – martedì prossimo, insieme con il presidente dell’Ordine Carlo Verna, saremo a Bruxelles per parlare dell’attuazione della direttiva sul diritto d’autore, fortemente contrastata dai 5 Stelle, in un evento organizzato da una parlamentare del Pd – per provare a spostare il tiro. In pratica, mistifica.
L’appuntamento di Bruxelles è soltanto un inciso. Sindacato e Ordine dei giornalisti non incontreranno Di Maio fino a quando il ministro non chiederà scusa per gli insulti e le minacce rivolte all’intera categoria. È una questione di rispetto e di dignità delle persone e degli organismi collettivi. Non si può essere insultati e poi correre da chi ti ha insultato facendo finta di niente. Di Maio deve imparare a rispettare le persone, gli organismi collettivi, le istituzioni. Se pensa di strumentalizzare i lavoratori precari, ha fatto male i conti. Afferma di volersi occupare di loro, ma per ben due volte esprime un parere contrario ad un emendamento per il contrasto del lavoro precario, impedendone l’approvazione. Che si tratti di pura propaganda, lo dimostra l’insistenza con cui annuncia l’azzeramento del fondo per l’editoria. Il ministro del Lavoro, quindi, vuole tutelare i precari fino al punto di azzerare il fondo per l’editoria con l’unico risultato di creare altri precari. Una trovata geniale. Per affrontare la questione basterebbe applicare una legge che c’è già, quella sull’equo compenso, e non mettersi di traverso, come è stato fatto, all’approvazione dell’emendamento che permetterebbe di contrastare il lavoro irregolare. Un percorso fin troppo lineare per chi antepone la propaganda alla soluzione dei problemi e pensa di poter disporre a proprio piacimento degli enti della categoria esattamente come fa con non meglio identificate libere associazioni del lavoro precario.

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