3 ottobre, Unhcr: “Traversate del Mediterraneo più pericolose che mai”

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Sono passati cinque anni dalla tragedia del 3 ottobre del 2013, quando al largo dell’isola di Lampedusa 368 migranti persero la vita in uno dei più tragici naufragi. L’Unhcr alle celebrazioni nell’isola. “Non commemoriamo soltanto una tragedia del passato, ma una dolorosa realtà”

ROMA – Sono passati cinque anni dalla tragedia del 3 ottobre del 2013, quando al largo dell’isola di Lampedusa 368 migranti persero la vita in uno dei più tragici naufragi avvenuti dall’inizio delle ondate migratorie degli ultimi anni. Oggi,  Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, data simbolica per commemorare le vittime del naufragio e tutti i rifugiati e migranti che continuano a morire nel Mar Mediterraneo e ai confini dell’Europa, l’Unhcr, Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è a Lampedusa per partecipare alle iniziative di commemorazione e sensibilizzazione Il programma comprende laboratori per gli studenti, una tavola rotonda, un concerto musicale di Sandro Joyeaux, e una cerimonia commemorativa con la marcia verso la Porta d’Europa.

La riccorenza cade nel momento in cui le traversate del Mar Mediterraneo sono diventate più pericolose che mai. – commenta l’Agenzia – Solo nel 2018, risultano morte e disperse nel Mediterraneo almeno 1.720 persone, un costo umano inaccettabile”.
“A cinque anni dal naufragio di Lampedusa bisogna constatare con rammarico che non commemoriamo soltanto una tragedia del passato, bensì una dolorosa realtà, poiché donne, bambini e uomini continuano a perdere la vita in mare nel tentativo di trovare rifugio in Europa”, dichiara Felipe Camargo, Rappresentante Regionale dell’organizzazione per il Sud Europa. “Ci auguriamo che questa giornata nazionale possa essere uno stimolo per ritrovare il senso di umanità e di solidarietà necessario per affrontare un fenomeno che riguarda tutti noi, garantendo il diritto alla protezione di chi ne ha bisogno”, conclude Camargo.

I dati. Il rapporto dell’Unhcr Viaggi Disperati ha evidenziato come a fronte di un calo nel numero totale di persone che arrivano in Europa via mare, il tasso di mortalità è aumentato drasticamente, passando da una persona morta o dispersa ogni 42 arrivate tra gennaio e luglio dell’2017 attraverso la rotta del Mediterraneo centrale a una su 18 nello stesso periodo di quest’anno. Lo stesso rapporto rileva come un fattore determinante nell’aumento del tasso di mortalità è costituito dalla riduzione della capacità di ricerca e soccorso al largo delle coste libiche.

Le richieste. L’Unhcr, che ha elogiato gli sforzi della Guardia Costiera Italiana, della Marina Militare e delle Ong impegnate a salvare vite nel Mar Mediterraneo,  torna a chiedere con forza che la capacità di ricerca e salvataggio sia rafforzata. Il salvataggio di vite umane nel Mediterraneo deve rimanere prioritario. Devono inoltre intensificarsi e divenire più concreti gli sforzi per fornire vie legali d’accesso al territorio come i corridoi umanitari, il ricongiungimento familiare, il reinsediamento, i visti per motivi di studio o lavoro. Queste rappresentano alternative efficaci affinché le persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, possano raggiungere un luogo sicuro senza dover ricorrere ai trafficanti e intraprendere viaggi così disperati e pericolosi.

Da redattoresociale


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