Partinico ore 20. Una aggressione inutile, una aggressione razzista

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Nelle 27 pagine dell’ordinanza di arresto dei due responsabili del pestaggio di un ragazzo originario del Senegal a Partinico, si legge come avviene una aggressione razzista. Si legge il comportamento, la provocazione, l’aggressione, le risate, l’omertà di chi assiste. In queste pagine c’è la sintesi dell’agire fascista che si ripete sempre più spesso nel nostro paese. È il racconto per immagini di come si muove una squadraccia e come colpisce con la finalità dell’odio etnico e razziale con l’aggravante dei motivi futili e abietti, come scrivono nei capi di imputazione il Pm Geri Ferrara ed il Gip Fabrizio Anfuso. Una specie di story board di un film dell’orrore scandito dalle immagini di due telecamere di sorveglianza che documentano una aggressione razzista che rappresenta tutte le aggressioni razziste che si sono ripetute e moltiplicate dall’inizio della campagna elettorale, dall’inizio dell’anno.

I fatti:
la sera del 26 luglio, Dieng Khalifa 19 anni, arriva in Piazza Santa Caterina a Partinico assieme a Ignazio Maccarrone della comunità Sympatheia. Lo affronta all’improvviso un gruppo di ragazzi seduti ad una panchina. Urlano frasi che il Gip definisce: “espressive di odio e disprezzo razziale”.
Dieng Khalifa è senegalese. Quando arriva in piazza gli si fa sotto un uomo di 34 anni, si chiama Gioacchino Bono. La vittima ricorda il tatuaggio che Bono ha sull’avambraccio che recita: solo Dio può giudicarmi.
Gioacchino Bono è seguito da vicino da un altro uomo, più magro ricorda la vittima, si chiama Lorenzo Rigano ha 38 anni. Iniziano a muoversi mentre Bono pronuncia queste parole: “Guarda quel figlio di puttana negro di merda, siete tutti dei figli di puttana, ve ne dovete andare dal nostro paese … pezzi di merda vengono qua e non fanno niente… Ti rompo la faccia, io ti posso dire figlio di puttana, che minchia vuoi”.
Dieng Khalifa mostra loro un documento nel portafogli e dice: sono italiano come voi. La risposta è: “ma quale cazzo di italiano”.
Gesticola minaccioso Bono, poi colpisce la vittima all’improvviso alle orecchie con entrambe le mani. Inizia così un pestaggio feroce che dura 145 secondi.
Quello che segue è il racconto inserito nel provvedimento del Gip, tratto dalle immagini delle due telecamere di sorveglianza che hanno ripreso tutta la scena.
Camera N. 1
• Ore 20:10:31: DIENG arriva, percorrendo via Maggiore Guida, in prossimità del “BAR BONO” a bordo della propria bicicletta; in sua compagnia, a bordo della propria bicicletta vi è MACCARRONE Ignazio;
• Ore 20:11:09: DIENG resta da solo con entrambe le biciclette (sua e del MACCARRONE), mentre il MACCARONE si allontana … Nelle vicinanze del DIENG si visualizzano n. 3 soggetti in conversazione: dei tre, come rilevato dal prosieguo del video quando gli stessi muovendosi entrano pienamente nell’angolo di ripresa della telecamera, n. 2 si identificano senza dubbio in BONO Gioacchino e RIGANO Lorenzo;
• Ore 20:12:11: MACCARONE Ignazio esce dell’esercizio BAR BONO raggiungendo il DIENG che nel frattempo è sempre rimasto in sosta nella medesima posizione a circa 4 mt dal gruppo di 3 persone sopra indicato;
• 20:12:30: BONO Gioacchino si allontana dalle altre due persone dirigendosi verso il DIENG, ragionevolmente parlandogli e gesticolando in maniera animata;
• 20:14:00: il BONO colpisce violentemente con entrambe le mani il DIENG alle orecchie; continua a colpirlo per i successivi 4 secondi; il RIGANO tenta di impedire l’azione;
• 20:14:07: il RIGANO colpisce violentemente al volto con la mano destro il DIENG; fino alle successive 20:14:19, il BONO ed il RIGANO colpiscono alternativamente il DIENG; il RIGANO alterna colpi con tentativi di dividere il DIENG dal BONO. Sopraggiunge un UOMO che tenta di bloccare il BONO che un altro UOMO1 in via di identificazione e l’UOMO MAGLIA ROSSA: nessuno degli intervenuti colpisce il DIENG
Camera N. 2
• 20:14:17: BONO continua a colpire con violenza il DIENG; il RIGANO tenta di impedirgli di proseguire nell’azione;
• 20:14:28: mentre terzi separano il BONO dal DIENG, quest’ultimo colpisce il BONO al volto;
• 20:14:29: il RIGANO, che nel frattempo si era allontanato, corre verso il DIENG colpendolo violentemente al volto tanto da farlo impattare contro un’autovettura lì in sosta;
• 20:14:33: il BONO, dopo essersi divincolato dai terzi che tentavano di trattenerlo, aggredisce nuovamente il DIENG con un calcio destro alla gamba sinistra; il RIGANO, vincendo la resistenza di un terzo che tenta di trattenerlo, colpisce a sua volta il DIENG;
• 20:14:36: mentre il RIGANO viene trattenuto per evitare che colpisca il DIENG; il BONO si lancia nuovamente contro il ragazzo colpendolo violentemente al volto;
• 20:14:43: interviene UOMO1 per separare rispettivamente il DIENG dal BONO;
• 20:14:50: il MACCARONE si avvicina nuovamente al DIENG. Fino a quel momento il MACCARONE era rimasto vicino alle n. 2 biciclette lasciate in terra nel punto del primo contatto tra il BONO ed il DIENG
Camera N. 1
• 20:14:53 Il BONO ed il RIGANO vengono fatti allontanare rispettivamente
• 20:14:57: il RIGANO continua a gesticolare con violenza, sebbene a distanza, nei confronti del DIENG;
• 20:15:06: il DIENG riferisce verosimilmente qualche parola al RIGANO, sempre mentre UOMO1 è interposto tra i due e UOMO MAGLIA ROSSA è nelle vicinanze del RIGANO;
• 20:15:10: RIGANO, verosimilmente tranquillizzando UOMO MAGLIA ROSSA affinché lo lasci avvicinare al DIENG, si rivolge a quest’ultimo gesticolando in maniera animata;
• 20:15:28: mentre DIENG si intrattiene in conversazione col RIGANO, sopraggiunge nuovamente il BONO;
• 20:15:33: BONO colpisce alla spalle dietro la nuca il DIENG; anche RIGANO si trova alle spalle del DIENG che verosimilmente si stava allontanando in direzione della sua bicicletta; BONO prosegue afferrandolo da dietro fino a trascinarlo a terra;
• 20:15:43: RIGANO afferra violentemente da terra il DIENG strattonandolo e spingendolo verso la strada; DIENG si rialza, raccoglie il proprio portafoglio verosimilmente cadutogli in terra a seguito della spinta; ruota intorno a sé facendo un giro completo verosimilmente alla ricerca di qualcuno; individua il MACCARONE cui consegna il portafoglio; nel frattempo i presenti trattengono sia il BONO che il RIGANO per evitare possano scagliarsi contro il DIENG;
• 20:15:49: BONO si scaglia violentemente contro il DIENG; interviene nuovamente UOMO2 per dividere il BONO da DIENG;
• 20:15:52: RIGANO si scaglia violentemente con rincorsa contro il DIENG sferrando un pugno destro al volto;
• 20:15:55: RIGANO sferra un violento calcio destro colpendo DIENG al busto; interviene UOMO3 per bloccare il RIGANO e separarlo dal DIENG
• 20:16:16: UOMO1 e UOMO2 convincono DIENG ad allontanarsi (UOMO1 in particolare raccoglie la bicicletta del DIENG invitandolo ad allontanarsi);
• 20:16:29: DIENG tenta di trattenersi proferendo parole chiaramente non udibili;
• 20:16:43: BONO tenta di scagliarsi nuovamente contro Il DIENG venendo bloccato da UOMO2; CASTELLO Gaspare invita DIENG ad andarsene, così come altri presenti in prossimità dell’accesso del TABACCHI
Finisce così l’aggressione che come scrivono i magistrati avrebbe potuto avere ben altre conseguenze se non fossero intervenuti alcuni dei presenti.
La vittima mette a verbale: “Mi ricordo che da quando lui ha alzato progressivamente la voce, per poi insultarmi ed infine colpirmi, diversa gente si è avvicinata. Non ricordo esattamente quanti fossero, ma ricordo che alcuni di loro si erano avvicinati per separare il mio aggressore da me, mentre altri mi hanno colpito: sicuramente al labbro inferiore e dietro il collo. (..)”No, non sono in grado di dare una descrizione, ma ricordo solo che alcuni di loro mi hanno colpito dietro al collo, mentre io cercavo di difendermi dal mio primo aggressore.”
La verità di quanto successo è inequivocabilmente impressa nella memoria delle telecamere di sorveglianza che riproduce la stessa dinamica raccontata dalla vittima fin dall’inizio. Negare che questo episodio sia razzismo sarà difficile anche al ministro dell’interno. Le riprese mettono in luce invece una “diffusa e desolante coltre di omertà”. Nessuna delle moltissime persone presenti al pestaggio ha collaborato con gli inquirenti. Nessuno ha fornito elementi utili all’identificazione degli aggressori.


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