Il caso della nave Diciotti mina le fondamenta dello stato di diritto

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Un ministro della Repubblica Italiana priva della libertà personale alcune persone ma questo potere in Italia l’ha solo la magistratura (potere giudiziario), non un governo (potere esecutivo): sono in pericolo i principi fondamentali dello Stato di diritto e della democrazia. Questa è la mia opinione. Faro assoluto in materia è l’art. 13 della nostra Carta Costituzionale: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, d’ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria (cfr. art. 111 comma 1, 2) e nei soli casi e modi previsti dalla legge (cfr. art. 25 comma 3). In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, che devono essere comunicati entro quarantotto ore all’autorità giudiziaria e, se questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi di ogni effetto. E` punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà (cfr. art. 27 comma 3). La legge stabilisce i limiti massimi della carcerazione preventiva”.

E’ bene leggerlo nella sua essenza questo articolo poiché chiarisce inequivocabilmente i termini della questione. Nel caso di specie a tutti gli occupanti la nave è impedito l’esercizio della loro libertà di movimento, a una parte di loro certamente la richiesta di asilo, sussiste inoltre una violazione delle norme poste a tutela dei minori dalle leggi dello Stato, nonché dei principi fondamentali della Costituzione, il rispetto della quale, non dimentichiamolo, è impegno “giurato” dai ministri e dai membri del Governo. Oltre ad una violazione della Costituzione vi è certamente anche una violazione dell’articolo 5 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nessun Governo si può arrogare il diritto di limitare la libertà personale di un individuo; tale compito spetta solo ed esclusivamente all’autorità giudiziaria attraverso un provvedimento motivato e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Permettere che questo accada, oggi, con queste modalità, mette in pericolo lo Stato di diritto e apre, ancor più pericolosamente, la via a un’erosione dei principi democratici dello Stato. La violazione delle regole fondamentali di uno Stato e la sottrazione ai vincoli della legge da parte del Governo sono un pericolo per la democrazia.
D’obbligo dunque l’intervento della magistratura inquirente di Agrigento che, di fatto, non fa altro che perseguire chi violi, abusando del suo potere, il codice penale, la Costituzione e le regole del diritto internazionale. La giustizia farà il suo corso e le figure preposte è giusto che agiscano secondo le procedure previste dalla legge. Poniamoci tre interrogativi e ognuno di noi risponda in coscienza: 1) può un Governo comprimere la libertà personale al di fuori delle prerogative che la Carta Costituzionale e le stesse norme di legge attribuiscono alla Magistratura? 2) può l’ordine di un Ministro sostituire un provvedimento giudiziario che per essere conforme alla legge deve essere emesso nel rispetto delle norme che impongono l’obbligo di valutare e motivare e riconoscono a ciascuno il diritto di difesa e di assistenza tecnica? 3) può un Governo, anche se sorretto dalla volontà popolare, violare norme e principi che sono il fondamento di ogni convivenza civile? Chi crede ancora nello Stato di diritto, nella Costituzione della Repubblica, nel rispetto dei diritti umani si mobiliti pacificamente in varie forme, non solo sui social network ma con prese di posizione di carattere legale e manifestazioni pubbliche. In pericolo ci sono la vita di esseri umani e le fondamenta della democrazia costituzionale e dello Stato di diritto.


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