Giornata nera per il governo. Sul decreto dignità la rivincita di Boeri

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A Salvini e Di Maio: “Perdete sempre più contatto con la crosta terrestre in orbite lontane dal nostro pianeta”

Di Alessandro Cardulli

Giornata nera per il governo. Comincia male. Mentre il presidente del Consiglio annuncia con tono trionfante la lettera inviata alla Ue per le misure da prendere sul problema dei migranti secondo le indicazioni italiane, arriva la notizia che la Commissione Ue ha deferito il governo ungherese, leggi Orban l’amico di Salvini, alla Corte di Giustizia europea per le sue politiche xenofobe di cui parliamo nell’articolo di apertura del nostro giornale. Non solo, a Conte la Commissione risponde che si sta esaminando il problema  e niente più. Non solo, da Bruxelles circola la notizia che 27 paesi su 28 sarebbero contrari alle proposta italiana, leggi linea Salvini. Nel frattempo la Chiesa prende posizione ancora una volta“contro l’imbarbarimento”richiamando l’orribile episodio della morte in mare della donna e del bambino non salvati dalle  imbarcazioni libiche che Salvini aveva  definito una falsa notizia, presto smentito dai fatti. Già, ancora Salvini afferma di non aver mai saputo che il presidente del Consiglio e il vice Di Maio avevano convocato una riunione per discutere le candidature alla dirigenza della Cassa Depositi e Prestiti, problema su cui lo scontro fra Lega e M5S è al calor bianco. Incontro che Conte ha dovuto convocare dicendo che c’erano altri impegni. Già, ma quali visto che lui aveva convocato la riunione con i vice.

Povero Travaglio che deve inventarsi una intervista con Conte per parlare del nulla

Già che ci siamo richiamiamo anche, fra gli infortuni del governo gialloverde anche l’intervista di Travaglio, direttore del Fatto quotidiano e reuccio dei talk show televisivi dove compare quasi sempre. La sua intenzione, si capisce dal taglio dato  alla intervista era quella di mostrarci un presidente del Consiglio pimpante, che parla poco ma fa molto. Non a caso l’incipit vede Conte affermare che  lui lavora dalle ore 8,30 alle 23 ma i giornali lo danno per scomparso. Compito ingrato quello di Travaglio perché Conte non mette in campo una idea, una proposta, un progetto. Il nulla, insomma. Allora il Travaglio non trova di meglio, come fanno i giornalisti, o meglio gli scriba che sono un’altra razza che niente hanno a che fare con l’informazione, il diritto dei giornalisti ad informare e quello dei cittadini ad essere informati.

Pensate un po’. Il direttore del Fatto chiede a Conte se è mai stato massone  e se ha avuto rapporti  con l’Opus dei. Che pensava il Travaglio che dicesse di sì? Lasciamo perdere, Ci spiace per Travaglio. Veniamo così all’ultimo colpo incassato dal governo. Dal Salvini in particolare che, nel frattempo ha presentato denuncia contro Saviano per diffamazione a mezzo stampa. L’atto è datato 20 luglio, la denuncia è su carta intestata del Viminale, una minaccia in più per Saviano. Torniamo alla giornata nera del governo. Ci riferiamo alla audizione del presidente dell’Inps Tito  Boeri, da parte delle Commissioni  Finanze e Lavoro della Camera riunite in seduta congiunta. L’obiettivo di Conte, Salvini e Di Maio era quello di trovare la “manina” che avrebbe  intorbidito il decreto pomposamente chiamato“dignità”, inserendo la stima degli 8.000 posti di lavoro in meno per ogni anno, perlomeno per dieci anni. I tre alla testa del governo hanno fatto la figura di quei ragazzini che con la bocca sporca di marmellata ai genitori che li rimproverano dicono che non ne hanno mangiata.

Maninenon ce ne sono. Se si vanno a cercare guarda caso si trovano proprio  gli stessi ministri

Boeri ha difeso la Relazione tecnica al provvedimento. Manine non ce ne sono. Anzi se si vanno a cercare si trovano proprio Di Maio, Salvini, Conte, per arrivare fino al ministro Tria che non potevano non sapere quali erano le valutazioni dell’Inps cui erano state richieste. E se non sapevano vuol dire che non le hanno lette, dopo averle richieste. Oppure non hanno il coraggio delle loro azioni cercano di  confondere le acque, barando. Oppure non hanno capito la relazione dell’Inps perché le loro cognizioni in materia economica sono del tutto limitate, per voler essere buoni. Non è un caso che le opposizioni stiano preparando centinaia di emendamenti e che gli stessi ministri  annunciano modifiche mentre i “tecnici” della Camera”chiedono “verifiche” e altri elementi di“ carattere statistico e previsionale”. Il decreto dovrebbe arrivare all’Aula di Montecitorio martedì ma, forse, slitterà a giovedì 26. Sarebbe interessante capire chi ha scritto il decreto, magari qualche sottosegretario o viceministro che, in questi giorni, si sono distinti per la loro nullità, la assoluta ignoranza di problemi  economici, tanto da non saper rispondere  in Parlamento neppure alle interrogazioni. Boeri nella sua relazione ha ricostruito il carteggio tra ministero del Lavoro e Istituto per arrivare a definire gli impatti. In particolare, ha affermato che “il 2 luglio il ministero del Lavoro ha inviato la richiesta di stima della platea di lavoratori coinvolti” dai provvedimenti, “per stimare il minor gettito contributivo dai lavoratori a termine”, da compensare “con il maggior gettito derivante dal rincaro dei contributi dopo il primo rinnovo”.  Boeri ha affermato che proprio nella richiesta avanzata dal ministero del Lavoro, leggi Di Maio, “si riconosceva che ci sarebbe stata una riduzione dei lavoratori del tempo determinato.

Le stime Inps su dati forniti quasi interamente dal ministero del Lavoro, leggi Di Maio

L’Inps – ha  sottolineato Boeri – ha condotto le stime su dati quasi interamente forniti dal Ministero del Lavoro e ha avuto due giorni a disposizione per effettuare le stime, una volta ricevuti i dati dal Ministero. Inoltre, la relazione tecnica con la stima dell’impatto occupazionale negativo è pervenuta al Ministero una settimana prima della trasmissione del provvedimento alla Presidenza della Repubblica”. Il presidente dell’Inps ha sottolineato  che già la prima relazione tecnica inviata dall’Inps al ministero del Lavoro “in data 6 luglio 2018 alle ore 12.23”, ha “una lunghezza di sei pagine e contiene tabelle che offrono un’immediata rappresentazione delle stime, contiene già i numeri sugli effetti occupazionali negativi del provvedimento, come confermato dal Ministro Di Maio ieri in audizione”. Dopo una pausa ha detto in riferimento alla relazione tecnica: “Bisogna almeno sfogliarla per carpirne i contenuti…”. Poi è entrato nel merito della tecnicalità della relazione sottolineando che le stime dell’Inps sono state condotte sulla base dei dati forniti dallo stesso dicastero del Lavoro ed ha difeso l’indicazione di 8.000 posti di lavoro in meno. “Vi sono ampie ragioni, sia teoriche che empiriche – ha affermato – per ritenere che il provvedimento possa avere, almeno inizialmente un impatto negativo sull’occupazione”. Ha difeso la previsione di 8.000 posti di lavoro in meno, che anzi “possono apparire addirittura ottimistiche se si tiene conto che ai lavori in somministrazione vengono estese tutte le restrizioni stabilite dal decreto per i contratti a tempo determinato”.

Rivolto a Salvini. Minacce da parte di chi dovrebbe presiedere la mia sicurezza personale

Boeri poi ha risposto agli attacchi ricevuti in particolare dal vicepremier e ministro degli Interni Salvini. “Se nelle sedi istituzionali opportune mi venisse chiesto di lasciare il mio incarico anticipatamente perché ritenuto inadeguato a ricoprirlo, ne trarrei immediatamente le conseguenze. Ciò che non posso neanche prendere in considerazione sono le richieste di dimissioni on line e le minacce da parte di chi dovrebbe presiedere alla mia sicurezza personale”. Ha voluto  “rimarcare come io personalmente non sia affatto contrario allo spirito del provvedimento che viene qui discusso. Ma questo non mi esime dal fare i conti con la realtà che, spesso, ci impone delle scelte fra avere più di una cosa desiderata e meno di un’altra in qualche modo auspicabile”. Poi ha punzecchiato il ministro Di Maio: “Affermare che le relazioni tecniche esprimono un giudizio politico, come ha fatto il ministro Di Maio”, significa “perdere sempre più contatto con la crosta terrestre, mettersi in orbite lontane dal nostro pianeta”. Da palazzo Chigi  arriva un piagnisteo.  I toni di Boeri vengono considerati “inaccettabili e fuori luogo”. Salvini con lo stile che lo contraddistingue non trova di meglio da dire: “Minacce a Boeri? Ma quando mai. Il presidente super-attaccato alla poltrona dimostra ancora una volta grande fantasia, come quando chiede più immigrati per pagare le pensioni, o quando difende la legge Fornero. Se vuole fare politica con la sinistra che l’ha nominato si candidi, altrimenti lavori per migliorare la qualità dei servizi offerti dall’Inps ai cittadini”.

Gentiloni. “A me fanno paura le parole pronunciate contro Boeri da  un importante ministro”

Di tutt’altro parere l’ex premier Paolo Gentiloni il quale afferma: ”Quando sento un importante ministro della Repubblica (leggi Salvini ndr) dire che se il presidente dell’Inps dà dei dati con i quali lui non è d’accordo, dovrebbe candidarsi e fare politica, a me fa paura”. “Ho vissuto col presidente dell’Inps un anno e mezzo e vi assicuro che molti dei dati che dava non facevano certo il gioco del governo”. Gentiloni definisce una “pia illusione” quella di poter modificare la storia di un governo o di un provvedimento “cambiando una nomina politica”, perché “sulle istituzioni e sulle cifre, sui dati e gli output forniti da organismi come Inps o Istat non c’è un controllo assoluto. E non credo che i nostri ministri nominino i vertici di Eurostat o delle grandi istituzioni europee”. Istituzioni che sfornano dati statistici a getto continuo. Ma per Salvini e Di Maio la statistica forse è un oggetto misterioso, al di là delle loro capacità.

Critici sul decreto anche i Consulenti del lavoro, i giovani dottori commercialisti e contabili

Da segnalare infine che in Commissione sono intervenuti anche i Consulenti del lavoro che hanno espresso “perplessità” sul decreto per “la scarsa efficacia nella dichiarata lotta alla precarietà”. Critico anche il presidente Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (Ungdcec), Daniele Virgillito, che lamenta la mancata convocazione nel ciclo di audizioni: “Ci vuole coraggio per fare, ma anche coraggio per ascoltare: i giovani non sono stati invitati al confronto”. In realtà il governo non “invita” mai al confronto, le forze sociali in particolare. È la sua caratteristica. Al più usa la piattaforma Rousseau, puro stile leghista.

Da jobsnews


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