Pavia, il presidente Giulietti ai familiari di Andrea Rocchelli: «Non siete soli. Saremo con voi in tribunale»

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«La ricerca della verità e della giustizia per mio fratello non è solo una questione privata. La verità va trovata per un’esigenza più grande: quella di difendere la libertà di informazione», ha detto la sorella del fotoreporter chiudendo l’incontro organizzato da Fnsi e Associazione Lombarda dei giornalisti.
«I familiari di Andy Rocchelli non devono sentirsi soli. Saremo presenti al processo non solo per ricordare la figura di Andy, ma anche perché c’è la necessità di fare piena chiarezza su questa vicenda nella quale, come in altri casi, un giornalista ha pagato con la vita il suo desiderio di raccontare sino in fondo la verità».

È quanto ha anticipato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, durante l’incontro promosso a Pavia da Associazione Lombarda dei Giornalisti e Federazione nazionale della Stampa italiana per ricordare il fotoreporter pavese ucciso nel 2014 in Ucraina, a poche settimane dall’apertura del processo a carico di Vitaly Markiv, il combattente volontario delle milizie ucraine accusato della morte di Rocchelli dalla Procura di Pavia ‘in concorso con ignoti’.

La posizione di Giulietti è stata condivisa anche da Luigi Manconi, coordinatore dell’Unar (Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni), che ha ricordato che «oggi sono 3226 gli italiani rinchiusi in prigioni all’estero: molti di loro hanno subito processi privi di qualsiasi garanzia».

L’avvocata Alessandra Ballerini, uno dei legali della famiglia Rocchelli, ha sottolineato che «per l’inchiesta sono state determinanti le testimonianze di alcuni giornalisti. Si è finalmente chiarito che non si è trattato di un incidente, ma di un agguato premeditato».

Mentre Elisa Signori, madre di Andy, ha ricordato alcuni ‘momenti di svolta’ dell’inchiesta: «Il viaggio che ho effettuato con mio marito in Ucraina, l’anno dopo la morte di Andy, ci ha consentito di vedere il luogo dove è stato ucciso: era una fenditura profonda circa tre metri, nella quale ha cercato di nascondersi con i suoi compagni dall’agguato che avevano loro teso. E determinante è stato anche il ritrovamento della schedina delle ultime foto che ha scattato prima di essere ucciso. Ringraziamo tutti coloro che ci sono stati vicini e la Procura di Pavia che ha condotto con determinazione le indagini, nonostante la mancanza di collaborazione da parte delle autorità ucraine».

A concludere l’incontro è stata Lucia Rocchelli, sorella del fotoreporter. «La ricerca della verità e della giustizia per mio fratello Andy – ha detto – non è solo una questione privata che riguarda la mia famiglia. La verità va trovata per un’esigenza più grande: quella di difendere la libertà di informazione. Possiamo dire che il nostro lutto familiare è, in realtà, un lutto collettivo».

Nell’agguato, avvenuto il 24 maggio del 2014 mentre il fotografo stava realizzando un reportage sulla situazione e le sofferenze della popolazione civile del Donbass durante il conflitto tra separatisti filorussi ed esercito ucraino, venne ucciso anche Andrej Mironov, attivista russo per i diritti umani, mentre il giornalista William Roguelon rimase gravemente ferito.


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