Pamela, Jessica e le vite di scarto

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Fra qualche giorno, di Pamela Mastropietro e Jessica Valeria Faoro non se ne ricorderà più nessuno. In fondo, cos’erano se non due vite di scarto, due povere criste con alle spalle situazioni difficili e sofferenze indicibili? Sono morte prim’ancora di volare, prim’ancora di poter immaginare di essere qualcosa di diverso da ciò che vivevano ormai come un destino ineluttabile, prim’ancora che qualcuno provasse a convincerle di non essere solo delle vite al limite, delle esistenze di Serie B, degli oggetti di cui ciascuno è autorizzato a servirsi a piacimento.
Purtroppo per loro, hanno incontrato solo il disprezzo e la cattiveria di chi se n’è approfittato, la malvagità di chi non ha fatto nulla per salvarle, la barbarie di una società che sembra non avere tempo per prendersi cura della fragilità degli ultimi e degli esclusi; anzi, sembra volerli abbandonare a se stessi, incurante della nostra storia, del fatto di essere stati, in passato, un grande esempio di solidarietà e integrazione, di esserci distinti a lungo per il nostro modello di welfare e di società aperta e a misura d’uomo.
Pamela e Jessica altro non sono, dunque, che due vittime di questa stagione senza dignità, di quest’epoca all’insegna della barbarie, dove il buono è considerato un fesso, la persona dolce e perbene ingenua a prescindere, chi non si rassegna a questa deriva un parolaio e un venditore di fumo, chi si batte per gli altri un illuso e i peggiori farabutti degli eroi da prendere ad esempio.

Del resto, cos’altro attendersi da una società in cui alcuni fra i più importanti licei italiani, per competere sul mercato dell’utenza, si sono premurati di far sapere al pubblico che non ospitano molti stranieri né molti disabili e che anche coloro che provengono dai bassifondi del disagio sono tenuti a debita distanza? Non avevo mai visto tanto classismo e tanto razzismo sociale come in quegli annunci: ho provato sensazioni atroci all’idea che tutto ciò stia avvenendo nelle nostre scuole, che con queste idee verrà formata la futura classe dirigente e che per chi è nato indietro la condanna è, sostanzialmente, definitiva e senza appello.
In quelle pubblicità ho visto la nostra sconfitta collettiva, il nostro baratro, l’abisso vero di questo tempo disumano, la folle convinzione che si debba costruire un mondo su misura unicamente di chi ce la fa da solo e gli altri si arrangino, la distruzione del concetto stesso di scuola pubblica e del suo ruolo sociale sancito dalla Costituzione.

In quegli annunci che si commentano da soli, in poche parole, ho trovato anche le ragioni per cui Pamela e Jessica ora sono uno dei tanti argomenti di questa squallida campagna elettorale e, a breve, non saranno più nulla, se non vite travolte dalla propria impossibilità di resistere in un mondo tarato solamente sui piu forti, sui vincitori annunciati, su chi non ha mai bisogno di chiedere permesso.
Per loro nulla era stato previsto e nulla hanno avuto, se non strumentalizzazioni, cattiverie e malvagità gratuite sia prima che dopo. Il fatto che l’unico a indignarsi per questo vergognoso modello di sviluppo sia il Papa la dice lunga su come sia ridotta la sinistra e, soprattutto, ahinoi, su cosa ci attenda nei prossimi anni.

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