Lui, io e la Cassa per il Mezzogiorno

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di Franco La Torre

Sul rapporto tra mio padre e la meccanica, lui mancato ingegnere, c’è un aneddoto che gli piaceva tanto raccontare. All’inizio degli Anni Settanta, una mattina, come al solito, salito a bordo della Cinquecento per andare a lavorare, dopo vari tentativi di partenza andati a vuoto, citofonò a casa e chiese a mio fratello di scendere a dargli una mano.
“La macchina non parte, vedi se ci riesci tu!”.
A mio fratello bastò un rapido sguardo da lontano per notare che la macchina non si sarebbe mai potuta spostare da dove era parcheggiata, per un piccolo dettaglio: le quattro ruote erano state rubate, nottetempo, e la carrozzeria poggiava su mattoni. E dire che, con un evidente senso ironico, che ci faceva sorridere tutti, a mio padre piaceva definirsi un abile pilota, paragonandosi a Tazio Nuvolari, un mito giovanile, campione tra gli anni ’20 e i ’50 del secolo scorso.
Era l’estate del 1974, appena diplomato, mi ero innamorato e avevo deciso che mi sarei sposato. I miei genitori erano, leggermente, increduli, ma consapevoli di aver pochi argomenti da opporre, visto che loro lo avevano fatto a poco più di vent’anni e in condizioni, a dir poco, precarie. Avevo detto loro che mi sarei iscritto all’università e, allo stesso tempo, avrei cercato un lavoro. Mi diedi subito da fare e mi rivolsi agli unici due adulti, genitori di altrettanti amici, che pensavo potessero darmi una mano. Non avevo intenzione di chiedere aiuto a mio padre. Fui fortunato, perché uno dei due mi disse che c’era un’opportunità, non certo di lavoro qualificato, d’altronde non avevo titoli, al Formez, il centro studi della Cassa del Mezzogiorno. Raggiante, lo volli subito comunicare a mio padre.
Ma tu sei pazzo! – il suo commento – ma come, io sto facendo la battaglia per la chiusura della Cassa del Mezzogiorno e tu vuoi andare a lavorare là? Non se ne parla proprio. Pensi che possiamo offrire lo spunto per un titolo di giornale, che possa mettere in dubbio quanto sto facendo per far chiudere un carrozzone?
Rimasi senza parole ma capii perfettamente. Quando raccontai la sua reazione, il padre dei miei amici, che lo conosceva bene, si mise a ridere e mi disse che se lo aspettava. Lo ringraziai comunque e me ne feci una ragione.

(12 – continua)

Da mafie


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