Le eco-guerre e i cambiamenti climatici

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di Ludovico Basili, Walter Nastasi, Roberto Valenti(Istituto EcoAmbientale)

Sono oltre cento, negli ultimi settant’anni, i conflitti che hanno tra i principali fattori scatenanti le crisi ambientali. Molti di essi sono tuttora in corso e la situazione non accenna a migliorare, se pensiamo che nei prossimi anni aumenteranno ancor di più le persone che vivono in aree dove l’acqua è una risorsa scarsa.

Secondo quanto rilevato dal rapporto Taking Action on Climate and Fragility Risks commissionato dai Paesi del G7 nel giugno 2015 all’istituto tedesco Adelphi (www.adelphi.de), dal dopoguerra a oggi sono stati 111 i conflitti determinati da fattori di natura ambientale. Di questi, 79 sono attualmente in corso e 19 di essi sono classificati come conflitti ad alta intensità (livello 4 in una scala da 1 a 4).

Il legame tra i cambiamenti climatici e l’emergere di conflitti, in particolare nelle aree maggiormente vulnerabili del pianeta, è stato evidenziato anche dal World Watch Institute, (www.worldwatch.org), che ha sottolineato come «l’alterazione delle precipitazioni potrebbe accrescere le tensioni rispetto all’uso dei corpi idrici condivisi e aumentare la probabilità di conflitti violenti sulle risorse idriche». Sempre secondo lo studio, «si stima che circa 1,4 miliardi di persone già vivono in aree sotto stress idrico. Un numero che al 2025 potrebbe salire fino a 5 miliardi di persone. Gli impatti diffusi dei cambiamenti climatici potrebbero portare a progressive ondate migratorie, minacciando la stabilità internazionale. Un’ulteriore stima prevede che entro il 2050 ben 250 milioni di persone dovranno abbandonare aree rese vulnerabili dall’innalzamento del mare, da inondazioni, o dall’aridità»… Continua su confronti


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