Strage Nizza, il killer i selfie e le minacce di morte alla moglie

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Nella notte tra sabato e ieri l’irruzione in un appartamento ha avuto una lunga fase di bonifica nell’eventualità di trappole esplosive. Perché Bouhlel e chi nel caso l’ha appoggiato, forse disponevano di un arsenale.

Fra le vittime della strage di giovedì potevano esserci anche l’ex moglie e i tre figli dell’attentatore, il tunisino Mohamed Lahouaiej Bouhlel. La donna, rilasciata ieri dalla polizia che l’aveva fermata, attraverso l’avvocato Jean Yves Garino ha detto che proprio all’ultimo aveva deciso di evitare la festa sul lungomare dove sono morte 84 persone. I due non si vedevano da 15 giorni, da quando molto probabilmente, secondo i riscontri delle indagini, le voci delle testimonianze e la ricostruzione del Corriere, Bouhlel aveva iniziato il percorso di avvicinamento al «martirio».
Rari incontri con ex moglie

I rari incontri, come due settimane fa, non avvenivano nella casa alla periferia Nord di Nizza, al dodicesimo piano di un palazzo prevalentemente abitato da immigrati e che il tunisino aveva lasciato dopo la separazione, ma nei giardinetti del quartiere popolare dove ieri, infastiditi dalla presenza dei giornalisti, alcuni residenti hanno lanciato oggetti dalle finestre. Un depresso, con pesanti problemi psichici, rancoroso e manesco, Bouhlel. Ma non un soldato dell’Isis, ha ripetuto l’ex moglie. Non almeno fino alla decisione di vendicarsi e pianificare la strage. Con l’aiuto di chi gli ha fornito la pistola, molto probabilmente un albanese 38enne arrestato dalla polizia, e forse di altre persone. Attualmente sono 7 i fermati e centinaia i testimoni sentiti dagli investigatori, impegnati in una massiccia campagna di perquisizioni.
Sorridente tra la folla

Nella notte tra sabato e ieri l’irruzione in un appartamento ha avuto una lunga fase di bonifica nell’eventualità di trappole esplosive. Perché Bouhlel e chi nel caso l’ha appoggiato, forse disponevano di un arsenale. Il messaggio più ambiguo nel cellulare dello stragista è l’sms che fa riferimento al «materiale» o secondo alcune fonti alle «armi». Nel telefonino sono stati trovati anche messaggi persecutori all’ex moglie, e selfie: immagini di lui alla guida del camion scattate tra l’11 e il 14 luglio. Una foto che lo ritrae sorridente tra la folla nel giorno della Bastiglia è stata inviata al fratello Jabeur, che vive col resto della famiglia in Tunisia, a Mkasen, non lontano dal luogo della strage terroristica del giugno scorso sulla spiaggia di Sousse. La foto sarebbe stata accompagnata da una telefonata a casa, l’ultima. Corriere della Sera

Da sanfrancesco
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