La strategia del nuovo califfo in Europa

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Nella piccola chiesa di Saint Etienne du Rouvray, nei pressi di Rouen, in Normandia dove padre Jacques Hamel, 84 anni è stato sgozzato (un altro dei cinque ostaggi è ferito grave) e dove gli aggressori sono stati uccisi dalla polizia, sono passate soltanto quattro ore e mezzo prima che l’agenzia Amaq rivendicasse che è stata un’azione dell’IS:” I due autori dell’attacco alla Chiesa in Normandia, Francia, erano soldati dello Stato islamico. Ed hanno condotto l’esecuzione in risposta degli appelli a colpire i paesi che fanno parte della coalizione dei crociati.” La formula usata dall’agenzia Hamaq riprende quella già adottata nei giorni scorsi per mettere il cappello sugli attentati di Ansbach e Wurzburg in Germania oltre che per quello di Nizza avvenuto dodici giorni fa sulla Promenade des Anglais durante la parata nazionale delle truppe per le celebrazioni del 14 luglio. Una formula ormai rituale cui corrisponde una lunga scia di sangue, destinata ad allungarsi. Perché gli attacchi in Europa che siano diretti o soltanto ispirati dalla leadership del gruppo, riflettono la strategia dello Stato islamico. Dettata dal principale reclutatore del gruppo, Abu Mohammed al Adnani, portavoce dell’IS. E’ lui che a più riprese ha invocato attacchi indiscriminati in Occidente,nei paesi coinvolti nell’offensiva militare contro l’IS in Iraq e Siria. Il primo appello risale al settembre 2014. E segna l’inizio dell’evoluzione tattica del gruppo del Califfo: non più e non soltanto concentrato sullo State-building  in Iraq e in Siria ma capace di proiettare forza anche all’estero. Con i metodi propri del Califfo:gli attentati terroristici. Allora, Al- Adnani invitava i seguaci del movimento “ad uccidere un miscredente americano o europeo-specialmente il perfido e schifoso francese- o un australiano o un canadese o qualunque altro miscredente che sia tra i Paesi che hanno dichiarato guerra”. E a farlo “in qualunque modo” senza chiedere consigli e senza “cercare il giudizio di nessuno” “Se non siete in grado di rimediare un ordigno esplosivo improvvisato”, dichiarava allora il portavoce del gruppo “allora individuate l’infedele americano, francese o qualunque altro loro alleato” E poi “spaccategli la testa con una pietra,sgozzatelo con un coltello, passategli sopra con la vostra automobile”. Strumenti poi effettivamente usati da attentatori che hanno dichiarato di riconoscere fedeltà al Califfo.” I due assalitori della Chiesa in Normandia avevano voglia e desiderio di combattere. E lo hanno fatto in nome dello Stato islamico, come ha ammesso lo stesso presidente francese Francois Hollande. Secondo le prime informazioni diffuse dalle autorità francesi, uno dei due aggressori era stato arrestato in Turchia nei mesi scorsi dopo aver tentato di raggiungere gli uomini dell’IS in Siria. Spedito in Francia, rilasciato lo scorso marzo, era controllato con un braccialetto elettronico. Un dato che,se venisse verificato, dimostrerebbe quanto è difficile monitorare persino coloro che sono sulla “lista nera”. Lo dimostra anche la storia dei fratelli Said e Cherif  Kouachi, i responsabili della strage  nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015, entrambi finiti sotto i radar degli investigatori nei mesi precedenti all’attentato, così come Amedy Coulibay, autore dell’attacco del giorno successivo nel supermercato kosher alle porte di Parigi. E’ su questa nebulosa di cosiddetti “lupi solitati”-individui radicalizzati cresciuti nella cultura dell’estremismo con legami indiretti o superficiali con i gruppi terroristici-che sembra contare il califfo al Baghdadi con tre obbiettivi principali: incutere timori tra i nemici dell’Occidente apostata; conquistare le prime pagine dei giornali e, di conseguenza, accrescere l’autorevolezza del marchio dello Stato islamico nel mercato del jidad globale, favorendo il reclutamento. Da questo punto di vista che gli attentati siano soltanto ispirati o direttamente organizzati dall’Is è secondario: l ‘importante è che proiettino un’immagine di forza militare , di espansione. Dimostrando allo stesso tempo l’inefficacia delle misure di contro-terrorismo.  Gli attentati nel cuore dell’Europa, anche quelli minori, servono perfettamente alla causa: perché condizionano le percezioni:”Il Califfo  appare come attore protagonista anche se sotto scacco in Medio Oriente mentre i governi occidentali sembrano sempre più inerti,incapaci di garantire la sicurezza dei cittadini. Non è un caso che il fronte di solidarietà nazionale che si era creato in Francia a ridosso dei clamorosi attacchi del novembre 2015 a Parigi sia solo un ricordo. Dopo ogni attacco le divisioni crescono all’interno dello spettro politico e della società francese. Che guarda con sempre più sospetto a chi viene da fuori, a chi è mussulmano.   Dopo aver diffuso per mesi il verbo del salafismo-jiadista più settario e violento, giustificato con richiami teologici e ancorato a una visione apocalittica della storia, i l califfo ora getta la rete a strascico perchè sa che può tirarne qualcosa di utile. Per lui lo è anche l’uccisione di un prete di 84 anni.


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