Bankitalia smentisce Padoan e Scalfarotto. I dolori di Renzi. Pil al ribasso. Perfino Istat annuncia: la pur “moderata” ripresa rallenterà. Aumenta la disoccupazione

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Di Alessandro cardulli

Non vogliono recar altro dolore al loro presidente dopo la batosta elettorale, il ministro Padoan e il sottosegretario all’economia di fresca nomina, Ivan Scalfarotto e così si sono inventati che il nostro paese è in piena crescita, in ripresa. Dice il ministro: “Siamo in condizioni di miglioramento rispetto al passato. L’economia si rafforza e continuerà a farlo nei prossimi trimestri e anni”. Scalfarotto va oltre, dice che non l’appassionano le stime di crescita, quello che è importante è che “abbiamo invertito la rotta e incominciato a governare, sostenendo le imprese, un paese che era in profonda recessione e che è ripartito”. Questa volta neppure l’Istat se la sente di avallare queste tesi, o meglio bugie, che hanno le gambe cortissime, quasi rasoterra. Non solo smentisce il ministro ma la nota mensile dell’Istituto, pur usando ancora le parole “ripresa moderata” afferma che nel breve termine vi sarà un “rallentamento”, In questo caso, visto che la “ripresa” in questi mesi è stata segnata da zero virgola qualcosa, si tratta di una vera e propria fermata. Ammesso che vi sia stata mai una partenza.

Tutte al ribasso le previsioni del governo. Inflazione pari a zero

Che le cose non vanno lo dice la  stessa Banca d’Italia, creando dolore a Renzi Matteo, si dice che fra i due non sia mai corso buon sangue, ma i numeri sono numeri a prescindere dai risultati elettorali. Bankitalia ha rivisto al ribasso le stime di crescita per questo anno, un velo di gelo su una primavera che, come la ripresa, non c’è mai stata. “Le Proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana” di  Bankitalia prevedono che quest’anno il Prodotto interno lordo crescerà solo dell’1,1% (invece dell’1,5% previsto in gennaio), mentre l’anno prossimo l’aumento sarà dell’1,2% (la precedente previsione era stata sempre dell’1,5%). Nessun balzo nel 2018, si stabilizzerà su +1,2%. Se lo stop del PIL non basta a raffreddare i  bollenti spiriti, si fa per dire, di  Padoan e Scalfarotto, la strana coppia, sempre Bankitalia fa sapere che per tutto il 2016 l’inflazione rimarrà ancora pari a zero, poi risalirà solo gradualmente (allo 0,9% nel 2017 e all’1,5% nel 2018). Questo andamento dell’inflazione “riflette sia il contributo della componente importata sia quello dei prezzi interni, trainati soprattutto dalla ripresa ciclica dei margini di profitto. Al netto della componente energetica, l’indice dei prezzi al consumo aumenterebbe dello 0,6% nel 2016, dell’1% nel 2017 e dell’1,5% nel 2018”. E per fortuna Mario Draghi dalla postazione della Banca centrale europea ha fatto di tutto per cercare di portare l’inflazione a quel + 2% che rappresenta una zona di sicurezza per l’economia della Ue.

La solita ridda di numeri per quanto riguarda il lavoro. Disoccupazione all’11,7%

Bankitalia fa anche in conti in tasca alla occupazione. Riporta dati rigorosamente statistici che non significano nuovi posti di lavoro in più, ma occupati in più, lavoratori cioè che passano da un contratto a termine a un contratto a tempo indeterminato godendo le imprese ancora  della decontribuzione. Nel triennio 2016-2018 “spinta dal progressivo consolidamento dell’attività economica e dagli interventi di sostegno alla domanda di lavoro” la decontribuzione appunto. L’occupazione totale dovrebbe aumentare di circa il 2% nel triennio. Il tasso di disoccupazione si collocherebbe al 10,8% nel 2018. Praticamente in tre anni quasi niente a fronte dei quasi tre milioni di disoccupati e di altri milioni di persone che il lavoro non lo cercano neppure e man mano vengono immessi sul mercato, come doveroso, come disoccupati per cui si verifica quello strano fenomeno su cui gioca il governo che vede insieme crescere occupazione e disoccupazione.

Di nuovo interviene l’Istat che fornisce dati sull’occupazione. Un turbinio di numeri che confermano che siamo praticamente fermi. Per quanto gli occupati in più sarebbero 35 mila, un +0,3, le donne invece solo un + 0,1 con un tasso di disoccupazione del 12,8%. Il saldo sarebbe un aumento della disoccupazione che torna all’11,7%.

Federconsumatori e Adusbef: l’Istituto di statistica dice e si contraddice

Sempre Istat per alleviare le pene elettorali di Renzi Matteo offre un quadro economico del tutto singolare. Dice e si contraddice. Afferma che la spesa delle famiglie è cresciuta ma, al tempo stesso, fa notare che diminuisce la fiducia delle suddette famiglie. Bontà sua parla di “ritmi moderati” dell’economia ma gli investimenti sono in “ulteriore discesa”. Federconsumatori e Adusbef, in una nota dei due presidenti, Trefiletti  e Lannutti affermano: “Tutti i dati non fanno altro che confermare la fase di incertezza e instabilità che ancora caratterizza il nostro sistema economico. C’è sempre un ‘ma’ a frenare gli ottimismi e la ripresa. Uno scenario costellato di ipotesi e indeterminazione, che di certo non aiuta lo sviluppo. Il governo – dicono – prenda in mano la situazione e dia segnali concreti. Il  lavoro è il vero problema  del  Paese e su di esso si devono convogliare tutte le risorse”.

Da jobsnews


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