Costruire ponti per evitare la bancarotta dell’umanità

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Nei  discorsi durante la visita di Papa Francesco all’isola di Lesbo, tre grandi vecchi delle religioni cristiane rivolsero delle forti invettive contro l’Europa. Un continente che al termine degli orrori della seconda guerra mondiale decise di intraprendere un nuovo cammino, quello dell’unione. La principale spinta fu data dai due paesi che quegli orrori li avevano creati, Germania ed Italia. Konrad Adenauer ed Alcide De Gasperi tracciarono il percorso, con la consapevolezza che ci sarebbero voluti anni di difficoltà, convinti che solo un’unione di popoli avrebbe scongiurato il ripetersi di una storia tragica. A sessant’anni dai trattati di Roma ritroviamo una Europa stanca, ripiegata su se stessa che guarda a interessi finanziari e nuovi nazionalismi.

Ha smesso da diversi anni di avere una visione univoca nel guardare al mondo, se mai l’abbia avuta, gli interessi nazionali hanno portato al disastro iracheno, libico ed a quello siriano, che oggi costringono ad affrontare l’emergenza profughi. Dall’isola di Lesbo Papa Francesco, il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo ortodosso di Atene Hieronimus hanno lanciato un forte monito contro uno sviluppo economico basato sulla finanza, responsabile di quelle miserie umane che in quel momento si trovavano al loro cospetto. L’Arcivescovo di Atene non a caso con una frase efficace parlò di bancarotta dell’umanità,  perché una politica governata da banche e finanza genera guerre, povertà ed emarginazione. Ma fu soprattutto contro la politica dei muri che i tre religiosi lanciarono i loro strali, facendo capire che l’accoglienza è parte integrante della cultura europea, e che l’emergenza immigrazione va affrontata costruendo ponti, altrimenti, come ribadì il Patriarca Bartolomeo, i ponti si costruiranno da soli e scavalcheranno la politica.

Oggi nella sala regia in Vaticano si è vista la politica europea quasi  chiedere aiuto a Papa Francesco, elemosinare un intervento autorevole che non si è fatto attendere. Il pontefice ha ribadito ancora una volta che al centro deve esserci la persona. ”Cosa ti è successo Europa – si è chiesto al cospetto delle principali autorità europee che poco prima gli avevano conferito il premio Carlo Magno – tu che sei stata paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Europa madre di popoli e  grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la  dignità dei loro  fratelli?”. E’ stata quasi una raccomandazione paterna quella di guardare allo straniero, al migrante, con una politica che “privilegi il dialogo come forma d’incontro” e non chiudersi nei propri egoismi, guardando al proprio utile, per costruire un nuovo modello economico basato non “su un’economia liquida, che tende a favorire la corruzione come mezzo per ottenere profitti, ma su un’economia sociale.

Da un’economia che punta al reddito ed al profitto, in base alla speculazione ed al prestito a interesse a un’economia sociale che investa sulle persone creando posti di lavoro”. Un discorso, quello del Pontefice, che non ammette repliche concluso con i suoi 9 sogni, che  serviranno a  dare nuova linfa a quel progetto che i padri fondatori dell’Unione avevano tracciato, non completamente realizzato e che rischia d’infrangersi contro i muri materiali che qualcuno sta cercando di erigere. Un programma politico lasciato nelle mani di chi dovrà tradurlo in atti concreti e che, come ha dichiarato il Presidente del parlamento europeo Martin Schulz, dovrebbero farlo leggere in tutte le scuole d’Europa.


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