Assolto ex direttore “Oggi”. Belleri a “Ossigeno”: sentenza è passo avanti sulla libertà di informazione

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A nove anni dai fatti, il 7 marzo 2016, la Corte d’Appello di Milano, alla quale la Cassazione aveva chiesto di pronunciarsi nuovamente, ha assolto il giornalista Pino Belleri, ex direttore del settimanale Oggi, dall’accusa di ricettazione formulata nei suoi confronti per avere autorizzato, nell’aprile del 2007, la pubblicazione di quindici foto che ritraevano l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in compagnia di un gruppo di ragazze sue ospiti nella sua residenza privata di Villa Certosa (Olbia), in Sardegna. A dare la notizia è il sito di “Ossigeno per l’informazione“.

Quelle foto erano costate a Belleri una condanna in primo grado, emessa il primo marzo 2013 dal Tribunale di Milano, a 5 mesi di reclusione (pena sospesa) per ricettazione ed interferenza illecita nella vita privata e al pagamento di un risarcimento danni di 10 mila euro a favore di Silvio Berlusconi. Le foto erano state scattate da Antonello Zappadu dall’esterno della Villa. Per questo il fotografo era stato processato a parte per violazione di domicilio e della privacy.

“Per giungere alla mia assoluzione – commenta il giornalista Belleri, intervistato da Ossigeno  – c’è voluto un iter giudiziario estenuante, davvero troppo lungo. Per mia fortuna in questi anni sono stato sostenuto con passione civile esemplare, oltre che con competenza profonda, dall’avvocato Caterina Malavenda. C’è voluto tutto questo per ottenere che la mia scelta, come era stato chiesto in una delle tante memorie difensive, non fosse considerata una ricettazione, qualcosa di paragonabile al comportamento di chi acquista un motorino rubato. Altri colleghi giornalisti, più bravi e coraggiosi di me, corrono ogni giorno lo stesso rischio quando inseguono una storia che può dare fastidio a qualcuno che vorrebbe tenere un fatto vero fuori dai giornali. La sentenza che mi riguarda è un passo avanti per la ri-affermazione di un principio che troppe volte viene aggredito, schiacciato, soffocato: la pubblicazione di una notizia vera di interesse generale non produce altro profitto che non la libertà di tutti noi di essere informati”.

Dopo la sentenza di primo grado, il giornalista aveva fatto ricorso in Appello. Il 29 ottobre del 2014, la Corte di Milano aveva disposto la prescrizione del reato d’interferenza illecita nella vita privata e ridotto la condanna per ricettazione a due mesi di reclusione e al pagamento di 200 euro di multa.

Belleri, a quel punto, aveva fatto ricorso in Cassazione e, il 15 maggio 2015, la Suprema Corte aveva annullato la sentenza di secondo grado, per difetto di motivazione, e aveva assegnato il procedimento a una diversa sezione della Corte d’Appello, quella che adesso ha assolto il giornalista.

“Questa sentenza – ha affermato il segretario di Ossigeno, Giuseppe Federico Mennella – potrebbe mettere un freno al sempre più frequente ricorso da parte dei magistrati all’accusa di ricettazione nei confronti dei giornalisti che pubblicano documenti riservati. Per esserci ricettazione deve esserci un’utilità, un guadagno. Il profitto ipotizzato in questi processi per i giornalisti consisterebbe nella speranza di aumentare il proprio prestigio professionale e soprattutto le vendite della testata per la quale lavorano. Secondo questa logica, il cronista che pubblica carte vere, sia pure di provenienza non chiara, non lo farebbe perché lesse contengono notizie di interesse pubblico (magari riguardanti uomini di potere), ma per farsi belli e vendere qualche copia in più. Rispetto a questo modo di valutare i fatti, i giudici che hanno emesso la nuova sentenza di appello a Milano – conclude Mennella – hanno fatto prevalere quello che considera preminente l’interesse del cittadino a essere informato e l’interesse pubblico della notizia, tra l’altro muovendosi in linea con le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo”.

Fonte: “Ossigeno per l’informazione”


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