Ferrari in Borsa. Una squallida sceneggiata con Renzi e Marchionne, tali e quali li dipinge Crozza. Umiliato il cavallino rampante

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Di Alessandro Cardulli

Lingua in bocca fra Renzi Matteo e Sergio Marchionne. L’uno presidente del Consiglio, pro tempore, l’altro presidente della Ferrari e numero uno di Fca, leggi Fiat-Chrysler e con lui lo stato maggiore del Lingotto l’amministratore delegato Amedeo Felisa, Piero Ferrari, il figlio del fondatore Enzo, il presidente di Fca ed Exor, John Elkann. L’occasione della comparsata, o meglio sceneggiata, il via alla quotazione di Ferrari in Borsa dopo la separazione delle azioni del Cavallino da quelle Fca. Doveva essere una festa, un po’ di retorica non guasta, “piazza Affari si tinge di rosso”, cinguetta Repubblica, il rosso di Maranello, del cavallino rampante nel cuore di tutti noi. Ma festa non c’è stata: il titolo debutta a 43 euro per azione, ma la giornata è di quelle storte per tutti i mercati mondiali. Il titolo va sempre più giù. Alla fine viene sospeso.

Una “cerimonia” lingua in bocca,  giovin signore di Rignano e  paperone italo canadese

Direte che l’avvio del nostro articolo, quel lingua in bocca è piuttosto volgare. Ebbene sì, senza piuttosto, è volgare, se si considera volgare un bacio pieno di passione. Ma qui, con questa “cerimonia” siamo al di là della volgarità. Usare la parola “pacchiana” è un voler bene ai due, al giovin signore di Rignano al quale ogni volta che ha occasione di vedere o di parlare con paperon Marchionne brillano gli occhi, il maestro e Margherita, scusate il maestro e Matteo. All’altro la faccia prende un ghigno beffardo, se lo può permettere visto il “salario” che porta a casa, milioni e milioni di euro, si aggiusta il girocollo, jamais la giacca, un bohemienne, dolce vita e vai. Ci manca che i due si mettano a cantare, “che gelida manina” e siamo a posto. Non cantano ma cinguettano. Una sceneggiata che senza dubbio Gianni Agnelli, l’avvocato che  avvocato non era, si sarebbe risparmiato, una esibizione al limite della volgarità.

L’elogio dell’Ad di Fca: “Grazie a Renzi per quello  che sta facendo per il Paese”

Cinguetta Marchionne e ringrazia Renzi per la gioia degli “scriba” e del codazzo del premier: “Nonostante un’agenda fitta di impegni ha trovato il tempo di venire qui”, afferma il manager italo canadese, un attimo di sospensione, suspence: non poteva mancare il già concordato “un grazie anche per quello che sta facendo per il Paese”. Sospiro di sollievo del giovin di Rignano e, come è suo uso, farà sapere che  fu proprio lui a suggerire la quotazione del cavallino rosso in Borsa. Marchionne dice che “l’unico vero obiettivo è riportare il titolo mondiale a Maranello”, non poteva mancare una nota patriottica ed eccola: “L’italianità è uno dei valori fondamentali di Ferrari”. Bene, viva il tricolore ma guarda caso la Fiat in Italia non c’è più. O meglio c’è il cuore ma la sede di Fca è in Olanda, portafoglio in Gran Bretagna, conto in banca a New York. Italianità va bene ma il primo obiettivo di Marchionne è offrire i ritorni agli azionisti.

Il premier:  nel 2016 smettiamo di recuperare i ritardi, correremo più di tutti gli altri

Renzi Matteo non è da meno del suo maestro. Con il piglio delle grandi occasioni attacca a parlare: “Nel 2016 – cinguetta – smettiamo di recuperare i ritardi e cominciamo a correre più degli altri”. I dati  Eurostat elaborati dal ministero dello Sviluppo economico che Renzi ben conosce dicono il contrario, ma lui ha fatto finta di niente, come se non conoscesse che siamo il fanalino di coda alla Ue. Neppure i giornaloni hanno potuto ignorare quanto affermato da Eurostat. Certo, per non creare dolori al premier hanno scritto che la “fiducia” degli italiani era tornata, sia quella delle famiglie che delle imprese. Qualcuno, un giorno, spiegherà come si forma questa fiducia, chi fa i sondaggi, quanti gli intervistati, quali le domande. Scusate l’inciso, la realtà è che per quanto riguarda gli investimenti ad esempio, malgrado la fiducia, nel terzo trimestre sono diminuiti dello 0,4. Per quanto riguarda l’occupazione il problema dei giovani, ferma al 15,1%, è sempre più drammatico.

Ma i dati Eurostat ci indicano come il fanalino di coda nella Unione europea

Siamo ultimi nella scala europea, dietro perfino al 17,7% della Spagna. Abbiamo recuperato solo lo 0,9% rispetto al peggior dato dalla crisi ma la Gran Bretagna sta al 4,2 e la Germania al 2,7. Per quanto riguarda gli investimenti rispetto ai minimi toccati nella fase recessiva il recupero è stato del 3%, la Francia l’8, la Germania il 27,8, la Gran Bretagna il 5,4, la Spagna il 7,5. Fa buon viso a cattiva sorte il Mise, ministero dello Sviluppo economico, leggi Padoan che non può smentire il premier il quale, dicono  a Firenze quelli che lo hanno conosciuto da sindaco, “è un fumino”. Le fonti Mise commentano i dati facendo presente che sono “vecchi”, la solita, banale scusa non richiesta, quelli “più recenti ( elaborati da chi, dove, quando ndr) –dicono – mostrano che il recupero è finalmente scattato”. E Renzi questo recupero che vedono solo quelli del Mise e dei giornaloni che non possono contraddire il premier, pena una sceneggiata tipo quella fatta nel corso della conferenza di fine anno, se lo gioca alla grande.

Il premier: sono stato io a suggerire la quotazione in Borsa. Grazie per aver mantenuto la promessa

Intanto ringrazia Marchionne “per aver mantenuto la promessa strappata dal governo – riferiscono gli scriba – durante una visita allo stabilimento di Melfi: quotare la Ferrari anche a Milano”.  Renzi non solo si prende la paternità della quotazione in Borsa di Ferrari, ma svela un segreto: nell’incontro a Melfi – dice – si era parlato anche di “sfruttare fino in fondo il Jobs Act, e le assunzioni di Fca lo testimoniano”, e di “non abbandonare l’Ilva e il suo acciaio”. Ed ecco la frase shock: “Vorrei che il 2016 fosse l’anno in cui smettiamo di recuperare i ritardi e cominciamo a correre più forte degli altri”. Poi fa gli auguri, “in bocca al lupo ad azionisti e ferraristi”. Non poteva mancare l’elenco dei problemi in agenda nel 2015, in particolare l’articolo 18, una dolcezza per le orecchie di Marchionne e la legge elettorale. Sembra un prestigiatore, uno di quelli che fa sparire i conigli. “Quei problemi non ci sono più, sono stati affrontati. La politica deve fare molto anche nel 2016, ma con la consapevolezza che l’Italia c’è e non deve aver paura del mondo. Questo è il messaggio che ci deve dare la quotazione Ferrari”. Applausi, la sceneggiata finisce. Renzi e Marchionne, ma sono proprio loro o  è Crozza in una delle sue più riuscite esibizioni? Propendiamo per quest’ultima ipotesi. Si salverebbe almeno la dignità di questo Paese. E non verrebbe umiliato il glorioso cavallino rampante.

da jobsnews


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