Come saremo tra mille anni, nel 3016?

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Ci penso mentre passeggio per smaltire giorni di eccessi calorici. Saremo eterni e sterili. Vinta la morte con ricambi di arti e organi, non avremo neanche bisogno di nuovi nati. La differenza sessuale retrocederà a isomorfismo e le comunità intermedie si aggregheranno per funzioni ed interessi, mentre non esisterà più la famiglia.

La competizione sarà per la conoscenza, la nuova vera ricchezza, che sostituirà il denaro. Le grandi fortezze non custodiranno più lingotti d’oro ma  riserve di sapere e di memoria.
L’immateriale avrà il sopravvento sul materiale. La morte avverrà solo per chi non avrà avuto la possibilità di salvaguardare la propria bio-memoria dal collasso del  SIC – il sistema cerebro integrato – ancora composto da materia grigia rigenerata, ma potenziato da nano-back-brain  impiantati e integrati. La popolazione meta-umana calerà a poche migliaia di organismi ibridi bio-digitali. Gli altri – i poveri incapaci di procurarsi ed impiantarsi tecnobiologie – si estingueranno. Al loro posto, verranno creati cloni programmati per la fatica.
Le guerre ci saranno ancora, ma a scatenarle sarà la proprietà dei pensieri. Lettori di onde cerebrali saranno miniaturizzati in nano-farfalle della dimensione di un moscerino, capaci di insinuarsi ovunque e decodificare a distanza i processi cognitivi e saccheggiare la memoria del nemico. La protezione dell’intimità mentale sarà la principale preoccupazione tecnologica. Potersi emozionare per un ricordo senza essere captati coinciderà con il nuovo concetto di proprietà. Poter pensare in solitudine senza l’interferenza dei dominanti coinciderà con lo status di libertà e potere.
Arrivo al portone con le gambe sgranchite, ma un po’ angosciato.

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