“Non mi alzo”. Sessant’anni fa il no di Rosa Parks che entra nella storia

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A volte basta un NO, per cambiare la storia. Come accade quel 1 dicembre del 1955: un’esile donna di colore, sale su un autobus, e con la massima semplicità, dice che NO: quel posto dove si è seduta non ha la minima intenzione di cederlo a un uomo bianco; che se ne resti in piedi, anche se è bianco. Nulla di personale, lei li è, e lì intende restare. Perché è stanca.

E’ un NO che resta scolpito nella storia. Quel giorno, Rosa Parks, sarta in un grande magazzino di Montgomery, stato dell’Alabama, è davvero stanca. Non di fatica, come poi si è detto; la fatica fisica la sopporta da sempre. Rosa è stanca di essere discriminata. E’ stanca che ci siano sedili sull’autobus dove persone come lei non si possono sedere.  E’ stanca di quegli assurdi divieti, di quegli odiosi pregiudizi. Il suo è un NO di principio.

L’autista ferma l’autobus, chiama due poliziotti; intimano a Rosa di alzarsi, e lei, rispettosa e ostinata continua a ripetere il suo NO. L’arrestano, è colpevole di non aver rispettato le leggi sulla segregazione. Negli Stati del Sud degli Stati Uniti, come appunto l’Alabama, sono i vigore le cosiddette leggi “Jim Crow”: i neri non possono accedere ai luoghi frequentati dai bianchi, certi ristoranti sono vietati, alcune scuole non le possono frequentare… Per loro, i neri, ci sono specifici bagni pubblici, ospedali, negozi.

Rosa Parks è stanca; quel suo NO è un NO liberatorio. Un giovane Martin Luther King, che diventerà un apostolo della nonviolenza, e  decine di leader delle comunità afroamericane, danno così vita a massicce campagne di boicottaggio rigorosamente nonviolente. E’ una lezione che vale anche per l’oggi, giorni dove la violenza sembra dilagare inarrestabile.

Quel NO di Rosa Parks è l’inizio di una grande epopea: la lotta nonviolenta contro le discriminazioni e il razzismo. Un’epopea che culmina con la famosa marcia al Lincoln Memorial di Washington dell’agosto del 1963, quella dello storico discorso del “I have a dream”. E’ il sogno di un paese dove siano garantiti giustizia e libertà per tutti, e dove le persone sono giudicate non per il colore della loro pelle, ma per le loro qualità e capacità.
Deve comunque trascorrere un anno da quel NO, prima che la Corte Suprema dichiari incostituzionali le leggi che codificano la segregazione; e anche se tanto è cambiato, in questi sessant’anni, non si può dire che la lotta contro le discriminazioni sia conclusa.

La “madre” dei diritti civili, come tutti chiamano Rosa Parks,  muore a 92 anni, a Detroit, il 24 ottobre del 2005. Nove anni prima il presidente Clinton gli ha conferito la “Medaglia presidenziale della  Libertà”, la massima decorazione degli Stati Uniti.


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