Pietro Ingrao, la solitudine della sinistra

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Ora che non c’è più, dopo cent’anni di magnifica esistenza, molti si accorgeranno di chi sia stato e di quanto ci manchi Pietro Ingrao. Perché Ingrao era molto più di un uomo politico: poeta, giornalista, protagonista della Resistenza, voce critica e dubbiosa, anima e punto di riferimento per diverse generazioni, racchiudeva in se il senso stesso del nostro agire comune, la bellezza del nostro cammino condiviso, l’intensità, la forza e la dolcezza di un pensiero indomito e coraggioso, capace di restare “nel gorgo” ma, al tempo stesso, di resistere, orgoglioso e senza cedimenti, ai modelli sbagliati oggi tanto in voga.
Ingrao e la sua lucidità d’analisi, Ingrao e la sua forza d’animo, Ingrao e la sua saggezza, Ingrao e la tenacia di remare sempre contro corrente, in direzione ostinata e contraria, senza mai scadere nel populismo, nel minoritarismo fine a se stesso, nel settarismo, senza mai cedere alla tentazione di anteporre le proprie ambizioni personali al bene comune e agli interessi della collettività, senza mai fermarsi nella sua incessante ricerca di un orizzonte diverso e altro rispetto a quello dominante considerato da molti ineluttabile.
Ingrao: l’onestà, la limpidezza, la lungimiranza, la bellezza di un pacifismo autentico e di una costante lotta in difesa degli ultimi e dei deboli, dei loro diritti, dei principi costituzionali e di tutti quei valori che la sinistra è andata via via trascurando, fino a calpestarli, a rinnegarli, fino a smarrire se stessa e la propria anima.
L’anima, già: se Ingrao avesse voluto far carriera, con l’intelligenza e il livello culturale che aveva, gli sarebbe bastato, talvolta, accantonare i suoi ideali ma non gli è mai passato neanche lontanamente per la testa, per il semplice motivo che l’incoerenza non apparteneva al suo vocabolario né a quello di coloro che scelsero di seguirlo, sacrificando se stessi e rimettendoci, spesso, in termini di prospettive di carriera.
Ingrao e la politica come dovrebbe essere, Ingrao e la musica, Ingrao e il cinema, Ingrao e la meraviglia, lo stupore, la capacità di rimanere ammirato, quasi incantato, dalla bellezza del mondo anche a tardissima età, dopo aver conosciuto dolori e tragedie, guerre e ideologie assassine, dopo aver assistito alla danza di tanti voltagabbana ed essersi visto crollare in testa i sogni e gli ideali di una vita.
Ingrao e la raffinatezza di uno sguardo lontano, Ingrao e le speranze sempre vive, Ingrao e la passione civile che andava rafforzandosi col passare degli anni, Ingrao e le frontiere della modernità che non gli facevano paura, Ingrao e l’eclettismo, vero motore di una vita lunga, intensa e degna di essere ricordata nella sua straordinaria seminagione di insegnamenti e buona politica.
Ingrao e la curiosità: sinonimi l’uno dell’altra, in un profondo scrutare le ragioni misteriose dell’uomo e la ragione dei percorsi della storia.
Ingrao e la solitudine: la sua e la nostra, quando tutto diventa oscuro, il cammino si restringe, il conformismo prevale e le false certezze finiscono con l’avere la meglio sulla fatica del dubbio e della ricerca complicata di sentieri nascosti ed impervi.
Ingrao: un simbolo che abbiamo amato e al quale saremo sempre riconoscenti, per quello che ha rappresentato e per quello che rappresenterà anche in futuro, mentre tutto ciò in cui credeva si va lentamente spegnendo e non ci resta che un’immensa nostalgia, con gli occhi colmi di lacrime.


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