La diseguaglianza divide il mondo

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Il discorso del premio Nobel per l’economia Joseph Stigliz si è chiuso con forte richiamo alle responsabilità della politica. Il tema del discorso, al Festival dell’economia di Trento, è stato sulla disuguaglianza e su come ridurla. Perché,  sostiene Stiglitz, le disuguaglianze sociali e la sempre più scarsa mobilità sociale sono frutto dei meccanismi economici di mercato, ed è solo grazie a mirate e lungimiranti scelte politiche che si può provare a porvi rimedio.

Per l’economista americano “i cambiamenti radicali non sono sufficienti. “E’ urgente prendere decisioni oggi per prevenire le diseguaglianze dei decenni a venire.” Per l’economista americano “una delle questioni principali sono le riforme dell’Eurozona e le politiche di austerità che non hanno funzionato e anzi hanno soffocato la ripresa futura. L’austerità sta uccidendo l’Europa e la crescita futura. L’analisi dell’economista si è concentrata in particolare  sugli Stati  Uniti che, al contrario di ciò che ancora si tende a credere, sono diventati  uno dei Paesi più disuguali del mondo, anche in relazione al tema delle opportunità.

“La sistematica relazione tra diseguaglianze dei redditi diseguaglianze delle opportunità non deve sorprenderci” ha detto  Stiglitz dopo aver mostrato una serie di dati e le molteplici dimensioni dell’ineguaglianza: maggiore ricchezza ai vertici della società, aumento dei poveri, declino della classe media, diversi trattamenti nell’accesso alla salute e alla giusti zia. Ma anche da un punto di vista meramente economico, Stigliz ha cercato di mostrare che disuguaglianza  e scarsa mobilità sociale sono di per sé poco auspicabili.

Ha criticato la vecchia Idea di Okun secondo cui la diseguaglianza aumenta l’efficienza economica e andrebbe trovato un trade off tra i due. Non solo essa provoca un danno alla democrazia e provoca una serie di altre conseguenze sgradevoli ma fa a pugni con la crescita. “Equità e buone performance economiche sono complementari. La perdita di opportunità significa perdita di risorse. Noi possiamo permetterci un grado più alto di equità. Non solo: questa aiuterebbe l’economia. Molti paesi poveri hanno scelto politiche egualitarie. Che la mobilità sociale sia importante per ragioni di equità ma anche di efficienza è un concetto che Tito Boeri, direttore del festival dell’Economia,ha espresso inaugurando i lavori, perché mobilità “vuol dire consentire a chi ha le capacità di emergere.” Giuseppe Laterza ha ricordato il libro di Ignazio Visco “Investire in conoscenza” come una denuncia puntuale delle carenze italiane in tema di capitale umano.


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