Scuola Diaz, fu tortura. La Corte Europea condanna l’Italia

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Quattordici anni dopo l’accaduto, la Corte dell’Unione Europea per i diritti umani ha condannato l’Italia per il blitz della polizia avvenuto  al termine del  G8 di Genova il 21 luglio 2001 durante il primo governo Berlusconi.  La Corte europea ha detto nella sua sentenza che quel blitz “deve essere qualificato come tortura” in quanto commesso contro uno dei manifestanti (il giovane Carlo Giuliani ucciso quel giorno, in un primo tempo si disse dal carabiniere  Mario Placanica, accusato e nei successi vi processi prosciolto dai giudici come autore dell’omicidio). La Corte ha dichiarato all’unanimità che il nostro Paese è stato condannato anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. E’ stato violato, secondo la Corte, l’articolo 3 :”Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o a trattamenti inumani o degradanti.”

Il ricorso- a quanto pare dal sito informatico della Corte Europea- è stato presentato non da uno Stato aderente e neppure dall’Italia ma da un privato cittadino italiano Arnaldo Cestaro, sessantaduenne all’epoca del pestaggio, vicentino e militante   di Rifondazione comunista  che dalla caserma Diaz uscì con fratture a braccia, gambe e costole che hanno richiesto numerosi interventi  chirurgici negli anni successivi. All’epoca il referto dei medici genovesi sottolineò “l’indebolimento permanente della pressione e della deambulazione.” Cestaro è diventato poi un attivista del Comitato verità e giustizia   per Genova. La Corte ha stabilito che lo Stato dovrà risarcirgli  quarantacinquemila  euro.  “La Corte-si legge nel documento pubblicato dalla Corte europea di Strasburgo- ha riscontrato una violazione dell’articolo 3 della Convenzione a causa dei maltratta menti subiti da Cestaro e di una legislazione penale inadeguata per quanto riguarda le sanzioni contro gli atti di tortura e le misure dissuasive che prevengano la loro reiterazione.
“Dopo aver sottolineato il carattere strutturale del problema-si legge ancora- la Corte riguarda che, per quanto riguarda le misure per rimediare, gli obbiettivi  che spettano allo Stato italiano in merito all’articolo 3 possono comporre un quadro giuridico appropriato anche attraverso disposizioni penali efficaci.” La Corte di Strasburgo rileva che il carattere del problema è “strutturale” e richiama l’Italia “stabilire un quadro giuridico adeguato, anche attraverso disposizioni penali efficaci” munendosi di strumenti legali in grado di punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura o di altri maltrattamenti” impedendo loro di beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte stessa.” La notte del 21 luglio 2001 quando i lavori del G8 e le manifestazioni di protesta erano ormai terminate, alcune decine di agenti della Polizia di Stato fecero irruzione nella caserma che era diventata un dormitorio dei cosiddetti “no global”: sulle 93 persone arrestate con l’accusa di appartenere ai “black block” protagonisti degli scontri più duri nei giorni precedenti, oltre sessanta persone rimasero ferite nel pestaggio seguito all’irruzione di cui almeno due in modo grave. La posizione dei 93 venne poi archiviata mentre il processo contro dirigenti e agenti protagonisti dell’irruzione è terminato nel 2012 con venticinque condanne anche perché è stato dimostrato durante il processo che la polizia costruì prove false per incastrare i manifestanti a cominciare da due bottiglie molotov  portate nella scuola dagli stessi poliziotti e poi esibite alla stampa tra gli oggetti sequestrati ai manifestanti.

I giudici europei, nella loro sentenza, affermano che la risposta italiana è stata inadeguata non solo perché i responsabili delle percosse subite da Arnaldo Cestaro non sono stati mai identificati ma anche perché “la polizia italiana ha potuto impunemente rifiutare alle autorità competenti la necessaria collaborazione per identificare gli agenti che potevano essere implicati negli atti di tortura” e alla fine del procedimento penale nessuno è stato condannato per quanto è accaduto a Cestaro e nella caserma Diaz.”


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