In trepidante attesa.Caffè del 20

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Per Varoufakis la Grecia ha bisogno di tempo, 6 mesi di aria per definire un programma rigoroso ma non iniquo. Perciò ha ceduto accettando di chiedere all’Eurogruppo l’estensione del programma di salvataggio, ma a “condizioni finanziarie e amministrative accettabili”. Frase che è parsa “un cavallo di troia” al tedesco Schäuble, il quale ha “respinto le condizioni di Atene” , Financial Times. Il vice cancelliere SPD Gabriel ha però alzato la voce: “Grecia, la Germania si divide”, Repubblica. Lunga telefonata di Angela a Tsipras: “Merkel, passo verso la Grecia”, Corriere.

Non vi fate prendere dall’ottimismo, la situazione è gravissima. Lo si capisce dal contro ultimatum greco “diteci subito sì o no”. Atene si sente un laccio al collo, che la stringe al ritmo dei 300 milioni che ogni giorno volano all’estero. Fubini, Repubblica, quasi sospetta che i tedeschi prendano tempo, con il vecchio gioco del poliziotto buono e di quello cattivo, per rendere alla fine inevitabile il GrecExit. Dice El Pais che Francia e Italia “considerano la posizione di Atene un buon punto di partenza”. I governi di Spagna, Portogallo e Irlanda vogliono vendicarsi sulla Grecia dei sacrifici che gli sono stati imposti, l’asse tedesco (dall’Olanda ai Baltici) vuol rompere con il sud fannullone.

“Roma sfregiata dai barbari”, scrive il Messaggero. Ubriachi e incivili, tifosi olandesi hanno sfregiato la Barcaccia del Bernini in piazza di Spagna, rovesciato  scooter in via del Babuino, pisciato contro i muri in Campo dei Fiori, devastato mezzi pubblici, spaventato i passanti. Renzi pretende scuse dall’Olanda, il sindaco chiama in causa il ministro dell’interno, per un giorno i romani sono rimasti ostaggio dell’inciviltà altrui e della nostra incapacità. Fino a sera tardi migliaia di automobilisti erano bloccati nella città paralizzata.

La Stampa celebra il primo anno di governo Renzi. “Comunque vada ha sepolto il mondo di ieri andando oltre destra e sinistra”, Michele Brambilla. “Brusco come Craxi, cinico come Andreotti”, Marcello Sorgi. “Grande comunicatore twitter e foto profilate. Ma anche troppa tv”, Massimiliano Panarari. “Su lavoro e impresa impegni mantenuti. Sulla burocrazia no”, Stefano Lepri. “In molte cancellerie ancora non lo vedono come uno statista”, Marco Zatterin. Secondo me, la forza di Renzi di aver messo in agenda tutte le cose allo stesso tempo: i cittadini intuiscono quanto complessia sia la crisi dell’Italia e apprezzano il dinamismo. Il demerito di renzi è il medesimo: tutte le cose fatte in fretta, dunque fatte male. Annunci, realizzaioni a metà, errori da riparare. Certo, uno così abile non si vede.

Non credo che emregerà niente di meglio se il problema del che fare? non verrà posto in una dimensione europea. Le Monde: “Le fratture del PS aggravano il rischio della paralisi”. Manuel Valls ha fatto passare una sorta di jobs act ricorrendo al 49.3, articolo della Costituzione francese che permette al governo di imporre una legge senza voto del Parlamento. Da noi, decreti, leggi delega, voti di fiducia. Almeno l’autoritario 49.3 lo usano in media 2 volte l’anno.

“Renzi: Verro vergogna”, titola il Fatto Quotidiano. Verro è quel consigliere d’amministrazione Rai, nominato da Berlusconi, che informava il suo capo dei programmi da tacitare e delle reti da commissariare. Bravi i giornalisti del Fatto a esibire la prova. Anche se tutti sapevamo. Quanto  a me consideravo Verro persino un’anomalia nella catena di comando, uno così stupido da potersene servire per mettere berluscones contra berluscones e grattare qualche margine di autonomia. Ora cacciamolo, bene! Ora riformiamo la Rai, era ora. Come? Magari non mantenendo gli stessi format consunti, la stessa spartizione della (più ridotta) torta pubblicitaria, la medesima omologazione alla Mediaset, la stessa sapiente distribuzione di favori e varie utilità affinchè nessun parli delle malefatte Rai. In trepidante attesa!

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