L’autorità morale di Obama e la Siria

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A Washington molti parlano di “autorità morale” degli Usa scossa dalla scandalo del rapporto sull’uso della tortura da parte della Cia. Ma intanto in Siria…

La discussione che è seguita alla diffusione del rapporto sull’uso della tortura da parte della Cia ha prodotto alcune grossolane ferite all’intelligenza e alla logica che purtroppo non possono essere taciute. Infatti questa orrenda verità ha spinto molti, tra i commentatori statunitensi e i membri dell’amministrazione Obama, a usare espressioni che avrebbero fatto molto meglio a tralasciare.
Per dirle tutte in una, “l’autorità morale degli Stati Uniti è messa in discussione”. “L’autorità morale”.

Alle volte tacere, o magari giustificare i propri errori o orrori, è preferibile. Ma mettere di mezzo l’autorità morale è francamente disdicevole. L’amministrazione Obama è maestra in questo. Si permette di parlare di “autorità morale messa in discussione” dopo aver dimostrato tutta la propria indifferenza al fatto che sia stato documentato che 11mila prigionieri siriani siano stati assassinati dopo aver patito inumane torture, che 11 o 12 milioni di siriani siano ridotti senza fissa dimora e senza mezzi di sostentamento.

Qualcuno dirà: ma perché citare proprio la Siria? Perché in Siria “l’autorità morale degli Stati Uniti” ha portato a un loro intervento militare diretto contro l’ISIS. Dunque stiamo parlando di un Paese dove gli Stati Uniti agiscono militarmente. In queste ore. La loro autorità “morale” non si sente scossa dal chiudere gli occhi davanti alle orripilanti notizie che arrivano di lì, “day by day”.

L’autorità “morale” dell’amministrazione Usa è invece scossa dallo scandalo casalingo, ma intanto è così scossa da non voler vedere neanche che sta cominciando la battaglia di Aleppo, con 5mila miliziani sciiti comandati dal pasdaran Soleimani e 5000 miliziani sunniti pronti a resistere sotto il comando di militari turchi. La popolazione è pronta a subire nuovi assedi medievali, Tehran comanda l’attacco a centinaia di chilometri dai propri confini, ma l’autorità “morale” degli Usa a queste cose non bada. Come ha detto il premio Nobel per pace Barack Obama, quella “è la guerra civile di altri, non nostra”. Bello.

Da ilmondodiannibale.it


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