Il punto politico sull’inchiesta “Mafia Capitale”

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Il trentottesimo indagato in custodia cautelare, Giovanni de Carlo

L’inchiesta Mafia Capitale aperta dalla Procura di Roma, e che tanto clamore e sdegno ha provocato, non solo nella città eterna, ma ovunque nel mondo, si arricchisce di un trentottesimo personaggio finito in galera. Si tratta di Giovanni De Carlo, accusato di trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento. In realtà, si tratta di uno dei boss più noti della banda della Magliana, uno dei più pericolosi. È stato prelevato la mattina di giovedì dai Ros dei Carabinieri all’Aeroporto di Fiumicino, di ritorno da Doha. Da quel che si apprende da fonti riservate, sembra che non sarà l’ultimo arresto. Anzi, è probabile una seconda ondata, dovuta, come accadde ai tempi di Tangentopoli, a quanto riferiranno gli indagatati nel corso degli interrogatori di garanzia, previsti in questa settimana.

Il Libro nero di Buzzi

Intanto, sia dalle intercettazioni telefoniche che dalle perquisizioni effettuate, emerge lo spaccato delle gerarchie dei valori di politici e funzionari a “libro paga”del capo della Cooperativa 29 giugno, Salvatore Buzzi. In una intercettazione, egli fa riferimento ad un “libero nero” sul quale sarebbe stata stilata la classifica dei pagamenti. Il “libero nero” è stato effettivamente ritrovato dagli inquirenti, in casa della segretaria di Buzzi. Questi i valori gerarchici: Panzironi, 15.000 euro al mese; Pucci, 5000 euro al mese; Odevaine, 5000 euro al mese; Patanè, 10000 euro una tantum. All’ex sindaco Alemanno è stato effettuato un versamento di 75000 euro attraverso la sua Fondazione. Come si vede, grandissima parte dei “beneficiati” dal sistema mafioso capitolino appartiene all’entourage neofascista di Gianni Alemanno. Come si ricorderà, è stato l’ex sindaco a volere quei personaggi in odor di corruzione nei posti che contano, sia all’interno della passata amministrazione, che dentro il potere più ramificato delle aziende municipalizzate. In questa rete, già ben consolidata, si sono fatti infilare alcuni personaggi, istituzionali e non, del Partito Democratico, al momento della vittoria di Ignazio Marino al Campidoglio. Ed è sul coinvolgimento di alcuni esponenti Pd che è intervenuto il segretario Renzi con la decisione di “commissariarne” la federazione, affidandola al presidente nazionale del partito, Matteo Orfini. Strano che in questo anno e mezzo dalla elezione di Marino al Campidoglio nessuno si sia accorto di quanto stesse accadendo. Lo stesso Orfini è membro autorevole del partito romano, eletto deputato con le primarie a Roma, dirigente di spicco da sempre. In realtà, proprio perchè anch’egli coinvolto nelle responsabilità oggettive dei dirigenti del partito, che hanno portato alla defenestrazione del segretario Cosentino, è oggi in palese conflitto d’interessi: dovrebbe essere tra i controllati e diventa controllore. Ma tant’è, forse è solo questione di stile.

Le prime mosse del “commissario” Orfini…

Orfini ha incontrato oggi in Campidoglio il sindaco Ignazio Marino. Nella prima giornata del suo nuovo incarico, non ha perso tempo: obiettivo è capire quali strategie sono necessari per “salvare” il partito uscito con le ossa rotte dall’inchiesta “Mondo di Mezzo”. Un terremoto che è già costato al partito del premier Renzi le dimissioni del presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti e dell’assessore alla Casa Daniele Ozzimo oltre al coinvolgimento dell’ex presidente del partito romano, Eugenio Patané, che ha dovuto lasciare la presidenza della commissione Cultura del consiglio regionale. In discussione è lo stesso sistema del cooperativismo su cui si basa gran parte dell’assistenza sociale promossa dal Campidoglio. “Abbiamo commissariato il Pd di Roma perché nel partito ci sono tante persone per bene che hanno lavorato a sostegno di questa amministrazione ma probabilmente ci sono state anche persone che hanno commesso errori e hanno sbagliato. Sono stato spedito qui per cercare di salvaguardare il tanto di buono che c’è nel partito”, ha detto Orfini.

…e l’incontro del sindaco Marino col Prefetto Pecoraro

Che fare dunque della nuova amministrazione romana? Adottare le procedure del commissariamento per infiltrazioni criminali, o non se ne vedono le ragioni? Sul piano squisitamente formale, il Prefetto Pecoraro si è limitato a commentare che “c’è un problema di protezione del sindaco, e in un momento così complesso e difficile bisogna garantire la sua sicurezza. Ci sono intercettazioni con insulti che confermano che un’esposizione del sindaco c’è e va valutata con le altre forze dell’ordine. Il sindaco è un’istituzione e va protetto”. Il sindaco, ha confermato Pecoraro, “ci sta pensando. Gli ho detto ‘Lei in bicicletta non deve andare più sennò è inutile parlarne”. Sulla eventualità dello scioglimento del Consiglio comunale, il Prefetto ha ovviamente rinviato alla lettura approfondita delle 1200 pagine che costituiscono il dossier messo a punto dalla Procura di Roma. Al Prefetto ha prontamente fatto eco il ministro dell’Interno Alfano: “valuterò con ogni attenzione quel che il prefetto di Roma mi farà avere dopo avere studiato le 1200 pagine dell’ordinanza”.

La mossa di Zingaretti

Intanto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha annunciato di aver disposto un’indagine conoscitiva per sapere se società interessate dall’inchiesta della Procura di Roma siano assegnatarie di appalti regionali. “Sulla base della lettura degli sviluppi dell’inchiesta ‘Mafia Capitale’, ho disposto un’indagine conoscitiva presso tutte le principali centrali appaltanti della Regione quali: Asl, Ater, Centrale Unica e Dipartimenti per conoscere se società legate all’inchiesta abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici ed il loro esito”, comunica in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Vista la gravità e l’eccezionalità della situazione occorre senza indugio portare alla luce qualsiasi tentativo di aggressione o infiltrazione possibile e nel caso fare chiarezza, mettendo a disposizione della Procura tutte le informazioni acquisite”. “In attesa delle verifiche – ha poi aggiunto Zingaretti – che ho disposto sulle gare della Regione, ho intanto chiesto la sospensione dell’assegnazione delle gare in corso”.

Da http://www.jobsnews.it/2014/12/il-punto-politico-sullinchiesta-mafia-capitale/

 


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