L’Italia e l’Eurozona in crisi

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Il vecchio continente rivela i punti deboli della sua mappa. E anche l’agenzia Standard & Poor è sulla stessa linea, giacché vede altrettanto negative  le prospettive per l’Italia a fine anno contro l’0,5 previsto a giugno.
E dubbi sull’intera zona si estendono all’intera Eurozona, mentre  viene promossa la Banca Centrale Europea di Mario Draghi.  Un doppio colpo si abbatte a questo punto sulle prospettive di ripresa nel nostro Paese, che- d’altra parte-viene da una serie di stime macroeconomiche che non lasciano sperare bene. Oggi sono l’OCSE e l’agenzia di  rating  Standard % Poor a mettere in difficoltà l’economia italiana dietro la lavagna. Secondo l’OCSE, l’Italia sarà l’unica grande economia dell’area  a segnare quest’anno un andamento negativo, considerando che quest’anno  gli Stati Uniti registreranno un PIl in crescita del 2,1%, la Germania dell’1,5%, la Francia dell’0,4%, la Gran Bretagna del 3,1%. Rispetto all‘Economic Outlook di maggio l’organizzazione ha rivisto al ribasso la stima sul PIL italiano del 2014 dall’0,5% all’0,4%.

La durezza dell’OCSE- o meglio della sua revisione dei calcoli-lascia stupiti e-in maniera particolare-il giudizio finale così netto, rivedendo le stime compiute da parte del gruppo centrale dell’ organizzazione parigina.  L’OCSE ha tagliato, in maniera drastica, le stime che segnano la crescita di un’economia, nel Rapporto economico intermedio diffuso oggi e prevede per il 2014 una diminuzione del Prodotto Industriale Lordo (PIL) della penisola nella misura dello zero quattro per cento rispetto allo zero cinque indicato ,invece, nell’indice semestrale del maggio scorso.  Anche per l’anno successivo al prossimo, il 2016, la revisione dell’organismo internazionale appare netta: ora le stime puntano all’0,1% contro l’1,1% che era stato pronosticato la primavera scorsa. Quelle rispetto all’economia italiana sono le più pesanti del rapporto giacché l’Italia tra i grandi paesi è l’unico ad essere in recessione, il fanalino di coda tra i grandi del G7. La crescita, attesa quest’anno per l’Eurozona, è ridotta all’0,8 per cento(da +1,2% ) e a 1,1%)(da 1+7% il prossimo anno).   Mentre-si legge nel Rapporto dell’OCSE-la ripresa in alcune economie periferiche è incoraggiante, altri Paesi fronteggiano ancora sfide strutturali e di bilancio  insieme al peso di un alto debito.

Secondo l’OCSE, quindi, la crescita dell’EURO sembra destinata a restar frenata mentre appare solida negli Stati Uniti, si sta rafforzando in India ed è in linea in Cina e in Giappone.  Oltre alle cattive sorprese che potrebbero venire dall’economia e dalla bassa inflazione nell’Eurozona ci sono i rischi geopolitici, cresciuti negli ultimi mesi con i conflitti aperti in Ucraina, Medio Oriente e con l’incertezza sull’esito del referendum del 18 settembre sull’indipendenza della Scozia.  In particolare, l’Agenzia di rating Standard & Poor’s afferma che  sui cattivi risultati dell’economia italiana pesano il “rallentamento dell’export” e “i ritardi nelle riforme strutturali” che hanno raffreddato la fiducia di aziende e investitori” e che la crescita in Italia resta rallentata anche da una debole domanda interna” anche a causa di retribuzioni ferme da molti anni. Inoltre-ed una notazione agghiacciante -l’inclusione sociale nel nostro Paese è a livello di Romania e Bulgaria, Paesi che sono in coda nella classifica dei trentuno Stati che fanno parte dell’organizzazione internazionale.


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