Ebola in Africa, l’incubo continua

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L’attuale epidemia di Ebola in Africa occidentale è la peggiore avvenuta finora. Le notizie che arrivano dai paesi dove si vive l’incubo del contagio sono terrificanti. Ho avuto modo di leggere uno dei messaggi che Antonella Bundu (fiorentina, originaria della Sierra Leone da parte di padre, paese in cui l’epidemia è uscita dai villaggi ed è arrivata fino alla capitale Freetown) ha ricevuto da un suo parente. Nel messaggio lo zio di Antonella invita i parenti alla calma, a mantenere alta l’attenzione, a seguire norme d’igiene basilari fra cui l’invito ad evitare strette di mano e a mantenere una certa distanza nei colloqui con altre persone. Il messaggio si chiude con l’invito a pregare in Dio se si è credenti. Qualche giorno fa, proprio a causa dell’ebola, in Sierra Leone è morto il virologo Sheik Umar Khan, un medico considerato da molti un eroe poiché non ha lesinato la propria vita nel tentativo di aiutare centinaia di pazienti affetti dal virus. Cornelia I. Toelgyes in un suo articolo per www.africa-express.info/ racconta che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme affinché vengano prese tutte le misure possibili per evitare che il contagio si diffonda fuori dalle regioni attualmente colpite. Hellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia ha fatto appello alla necessità di uno sforzo internazionale congiunto per evitare conseguenze che potrebbero rivelarsi disastrose. Il pericolo di un contagio da parte dei migranti che arrivano sulle nostre coste è pressoché inesistente poiché l’evoluzione del virus è sicuramente molto più veloce dei drammatici viaggi in nave che, come riferisce l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dall’inizio del 2014 ha registrato oltre 800 morti nelle acque del Mediterraneo. Purtroppo non esiste ancora un vaccino in grado di contrastare l’epidemia per cui si cerca di impedire la divulgazione del contagio invitando le popolazione a seguire basilari norme igieniche e a dotarsi di presidi sanitari, presidi difficilmente reperibili specie per chi vive lontano dalle città e per chi non ha i mezzi. Il dottor Carlo Casamassima dal sito Villaggio Globale parla del virus che spaventa le nostre coscienze: l’epidemia da virus Ebola, per quanto potenzialmente aggressiva per tutti, compresi noi cittadini di un mondo occidentale ed abbastanza ben protetto da contagi virali, rappresenta la faccia drammatica della disperata mancanza di sviluppo di quella parte del mondo ancora priva dei più elementari sistemi di difesa individuale e collettiva contro le malattie che dovrebbe spingerci una volta di più ad interrogarci sulle diseguaglianze con le quali ci siamo abituati a convivere. Ricordandocene solo quando il pericolo si affaccia alle nostre dorate porte oltre le quali si ribadiscono livelli di vita (e di povertà) assolutamente inaccettabili ma regolarmente dimenticati. È deprimente che le notizie su Ebola, in questi giorni, stiano emergendo nelle cronache mediatiche solo in funzione della possibile diffusione extracontinentale dell’infezione, come se quelli che a morire nel cuore d’Africa, senza sufficienti aiuti e privi anche del minimo indispensabile per farcela, non siano esseri umani come noi.
Quanti soldi vengono investiti nella prevenzione delle malattie specialmente nei paesi non occidentali? L’Istituto per le ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI) riporta puntualmente l’evoluzione della spesa militare mondiale, nei loro studi viene evidenziato l’aumento di questa spese che anche nel 2013 hanno visto una sostanziale crescita. Il SIPRI non solo fa un resoconto di questi costi ma calcola la percentuale, che ogni anno diventa sempre più bassa, che, sottratta alle spese militari, potrebbe essere investita per realizzare ogni anno gli otto obbiettivi del millennio (3 degli 8 Obbiettivi delle Nazioni Unite riguardano proprio il contrasto alle malattie). Medici Senza Frontiere è in prima linea nel combattere il virus e nel cercare di salvare le popolazioni della Guinea, della Sierra Leone e della Liberia, ma come riferisce Laura Masala, portavoce dell’organizzazione, l’epidemia è lontana dall’essere sotto controllo. MSF è al momento l’unica organizzazione umanitaria a trattare le persone affette da virus e la stima che l’organizzazione fa della percentuale di morti in seguito al contagio è del 90% dei casi. La portavoce dell’organizzazione riferisce inoltre che dal marzo scorso sono state trattate oltre 400 persone nei centri specializzati che MSF ha aperto nella regione, sono state inviate sul luogo più di 40 tonnellate di attrezzature e risorse e 300 operatori umanitari sono attualmente al lavoro per cercare di contrastare l’epidemia. (E’ possibile seguire le news e gli aggiornamenti di MSF su questa vicenda sul sito dell’organizzazione www.medicisenzafrontiere.it e sul canale https://www.youtube.com/watch?v=ISiKF3GzMPA&feature=youtu.be ) L’importanza di cercare di contrastare l’epidemia non riguarda solo le popolazioni che vivono nelle nazioni colpite ma l’intera popolazione del pianeta, al momento ogni contributo diventa quanto mai indispensabile ed è possibile sostenere MSF attraverso questi riferimenti bancari: Banca Popolare Etica – Filiale di Roma – Via Parigi 17 – 00185 Roma CONTO CORRENTE n. 115 000 – ABI: 05018 – CAB: 03200 – CIN: D IBAN: IT58 D050 1803 2000 0000 0115 000 BIC (O SWIFT): CC RT IT 2T 84


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