Ciro Esposito, vittima della violenza legata al pallone. E non solo

0 0

Non so dire se Ciro Esposito sia o meno un eroe e se sia giusto decretare il lutto nazionale dopo la sua scomparsa , come ha sostenuto qualcuno .
Quello che questo ragazzo lascia, assieme alla sua vita, è un dolore che va ben oltre le definizioni fatte da una società che è alla continua ricerca di visibilità e che lo fa anche attraverso la morte di un giovane.
Ciro ha perso la vita per una partita di calcio, è la vittima di una guerra che ogni domenica viene combattuta nel Paese, verbalmente o fisicamente . Stadi, piazze, stazioni ferroviarie, treni, autogrill… questi i luoghi dove,  settimanalmente, vengono consumati i riti del pallone.
Il calcio è caduto nelle mani di organizzazioni criminali, di gruppi estremisti, di politici alla ricerca di visibilità anche attraverso il pallone o le curve degli stadi, di semplici violenti, di soggetti repressi o emarginati che salgono alla ribalta ed hanno una vetrina come fossero dei capipopolo.
Ma cos’è questo popolo, da chi è composto, quali finalità persegue, quali sono i suoi valori ?
Nelle risposte a queste domande è celata, probabilmente, anche la soluzione ai problemi del calcio in generale e più in particolare a quelli della natura violenta , a volte perfino assassina, che si nascondono dietro il fenomeno.
La malavita usa e sfrutta il calcio sia per i suoi affari ( scommesse clandestine) che per il ruolo “mitico” che il pallone e i suoi protagonisti hanno nella nostra società.
Il calciatore è un trofeo da esporre, essere visti in compagnia di un campione (anche celebrità dilettantistiche locali ) legittima , “ripulisce” ed esalta la propria figura all’interno della società. Ecco perchè non solo i tifosi bramano una foto col loro beniamino ma anche i “malavitosi”.
C’è poi il filone “politico” ovvero quello che utilizza le “curve” per un proprio disegno” rivoluzionario”. Veri e propri eserciti che si camuffano con i vessilli dei club calcistici ma che in realtà perseguono ben altri obiettivi da quelli sportivi.
Attraverso una partita di calcio si può combattere una guerra contro le istituzioni: la polizia e le forze dell’ordine in genere sono il bersaglio preferito di chi vuole delegittimare lo Stato e metterlo alla berlina davanti all’opinione pubblica.
Un derby capitolino fu interrotto perché, artatamente, fu diffusa la notizia (per fortuna non vera) della morte di un bambino durante i tafferugli allo stadio.
In un’altra domenica drammatica (la morte del tifoso Sandri) furono attaccate alcune caserme di polizia e carabinieri nei pressi dell’Olimpico.
Nel giorno del ferimento del povero Ciro Esposito nella curva dell’Olimpico riservata ai tifosi del Napoli, Genny ” ‘a canaglia” l’ha fatta da padrone, trattando con giocatori e responsabili delle forze dell’ordine. Secondo alcune ricostruzioni sarebbe lui stesso a permettere l’inizio della partita. Da quel momento per molti ‘a canaglia è diventato un idolo.
Questa breve e sommaria descrizione del fenomeno che definiamo “calcio violento” è la sintesi di alcuni dei problemi del Sistema Paese in tema di sicurezza, ordine pubblico, rispetto delle regole .
In Inghilterra il fenomeno hooligans è stato sconfitto. Da noi è molto più difficile perchè forze dell’ordine e giustizia sono meno efficenti e organizzati che in altri Paesi. La legalità nel territorio da noi è meno garantita, a tutti i livelli e dunque anche nel calcio e negli stadi.
Ecco perchè il povero Ciro Esposito è si una vittima della violenza legata al pallone ma è soprattutto vittima di quel sistema che al nord come al sud, nei centri urbani o nelle periferie, per una partita di calcio o una partita di coca , non è in grado di fermare la violenza.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21