Radio 100 Passi si trasferisce a casa del boss

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ARTICOLO21 (Circolo di Assisi) –

Radio 100 Passi si trasferisce a casa del boss Tano Badalamenti. Dalla stessa stanza dove venivano “impartiti gli ordini” adesso echeggiano le voci di chi della legalità e della libera informazione ne ha fatto una ragione di vita. Ne parliamo con Danilo Sulis (nella foto), amico di Peppino Impastato, Presidente di Rete 100 Passi e colui che ha dato vita alla nuova radio.

Riapre Radio 100 passi, riapre a casa del boss Badalamenti. Come ci si sente?
E’ stato molto emozionante come lo è stato rimontare l’attrezzatura nel 2010 nella Casa della Memoria. Questa volta lo è ancora di più, simbolicamente, soprattutto perchè siamo a 100 passi dalla casa di Peppino Impastato. Per noi è molto importante esser lì in quella casa. E’ un’avventura certamente diversa da Radio Aut soprattutto nel modo di fare informazione. Abbiamo deciso quindi di creare una web radio cha ha un percorso diverso da quella dei 100 passi che dividevano la casa di Peppino da quella del boss.

Avete avuto momenti di sconforto in questi ultimi anni?
Abbiamo avuto un periodo molto duro, soprattutto quando ci trovavamo a Palermo in un quartiere difficile. Lì non eravamo accettati perchè sconvolgevamo gli equilibri e abbiamo anche ricevuto diversi atti intimidatori. Nonostante tutto siamo andati avanti e ancora esistiamo, grazie soprattutto all’aiuto delle persone che ci incoraggiano e ci aiutano anche economicamente. Noi non abbiamo nessun finanziatore anche perchè vogliamo essere liberi .

Quanto è difficile comunicare e parlare di mafia oggi?
La radio inizialmente aveva grandi ascolti nel resto d’Italia, Roma e Milano in primis, e meno in Sicilia che nei primi due anni si attestava al 10 posto mentre adesso è al secondo posto. Forse i Siciliani sono assuefatti. Purtroppo ancora oggi a Cinisi alle iniziative organizzate in memoria di Peppino Impastato partecipano molte persone che vengono da fuori e pochi abitanti del luogo che ancora si nascondono dietro le finestre.  Oggi non è difficile parlare di mafia, anzi se ne parla fin troppo e tutti sono diventati esperti di anti mafia, basta essere parente di una vittima della cosche, ma la gente durante le manifestazioni si nasconde.

Cosa consiglieresti ai giovani che vorrebbero dire la loro ma non hanno il coraggio di farlo?
Noi crediamo molto nel lavoro che si può fare sul territorio perché è il loro futuro e quindi facciamo molto lavoro nelle scuole. A volte non si dovrebbe neanche parlare di mafia soprattutto in certi quartieri popolari dove credo che il bullissimo sia considerato un primo passo per diventare mafioso. Vanno combattute e spiegate questo tipo di violenze.

A che punto siamo nella lotta alla mafia?
Per quanto riguarda la Sicilia, posso dire a buon punto ma comunque, per le associazioni come le nostre il lavoro fatto da i suoi frutti. In alcune zone come in Calabria è molto difficile sconfiggere la mafia perchè ci sono matrimoni fra gli appartenenti alle famiglie che non favorisce il pentitismo.

Perché una persona dovrebbe ascoltare Radio 100 Passi?
Intanto noi parliamo anche di attualità, facciamo informazione a 360 gradi, il nostro obbiettivo è fare informazione libera ed indipendente. Fino ad oggi siamo riusciti a vivere senza pubblicità e per fare informazione libera ed indipendente dobbiamo dipendere soltanto dagli ascoltatori e non da altre fonti. Non so se ci riusciremo, è dura, ma dobbiamo farcela. Noi facciamo informazione con il giornale e con al tv che si dedica maggiormente alla cultura, anche della nostra regione. Puntiamo anche all’estero con lo scopo di sconfiggere il brand della mafia dell’Italia all’estero. Non ci piacciono i ristoranti che si chiamano “Il padrino”, scritte “viva la mafia” e così via. Noi l’anno scorso abbiamo fatto una petizione, che in sole 6 ore ha raccolto decine di migliaia di firme per un negozio che vendeva panini in Austria con i nomi “Impastato”, “Falcone” con descrizioni come: “un panino piccante ed esplosivo come..” insomma un fatto imbarazzante. In poche ore gli hanno revocato la licenza e chiuso il negozio, ma di questi esempi ce ne sono tantissimi. Ritengo che sia necessario fare qualcosa a livello europeo, questa immagine che ci viene data è davvero una cosa vergognosa.

Roberto Pacilio Coordinatore Circolo di Assisi di Articolo21
roberto.pacilio@gmail.com


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