Sulle 69 querele del Sindaco di Verona Flavio Tosi

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Nell’articolo pubblicato da questo giornale lo scorso 22 febbraio, dal titolo «Diffamazione: nella Verona di Tosi 69 querele in 7 anni» è stato documentato l’impressionante numero di querele per diffamazione presentate in questi anni da Flavio Tosi e dalla sua Giunta, con un significativo costo – connesso alle spese legali – per i cittadini veronesi.

Benché in ogni città italiana vi sia – indipendentemente dal colore politico del sindaco – una vivace discussione, non esente da critiche anche pesantissime verso chi amministra, il numero di querele presentato da Tosi e dai suoi assessori è certamente anomalo per eccesso.

Sarebbe riduttivo attribuire l’elevata propensione alle querele di Tosi soltanto ad insofferenza di carattere. E sarebbe troppo facile – un po’ come sparare sulla Croce Rossa – limitarsi a segnalare la distanza abissale che ricorre fra l’atteggiamento di Tosi e le famose parole pronunciate circa 2500 anni fa da Pericle: «Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi ad Atene facciamo così!» (Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.)Vi sono infatti – purtroppo – elementi oggettivi tali da dimostrare che, a Verona, la spiccata propensione alle querele si inserisce in un contesto amministrativo pericolosamente insofferente verso le regole democratiche. Mi limiterò a citare tre elementi di fatto.

In primo luogo, la Giunta e Tosi personalmente si sono sempre opposti, negli anni scorsi, alla richiesta di tenere un referendum consultivo su importanti scelte amministrative ed urbanistiche in discussione per Verona. I metodi con i quali la Giunta e Tosi hanno cercato di evitare la consultazione referendaria sono stati a più riprese considerati dal Tribunale di Verona tali da violare i fondamentali diritti politici dei cittadini veronesi. E’ evidente come questa circostanza – non è certo frequente che un Tribunale civile si esprima in questi termini (e con ripetute decisioni) verso amministratori locali – renda assai preoccupante la particolare propensione alle querele dei nostri amministratori.

In secondo luogo, l’elevato numero di querele si accompagna – nella politica della Giunta Tosi – ad una esagerata ritrosia nel consegnare i documenti amministrativi a coloro che li richiedono in visione, persino se si tratta di Consiglieri comunali. Soprattutto dopo i casi di gravissimo malaffare che hanno coinvolto anche persone fra le più vicine al Sindaco, come si fa a non comprendere che – a prescindere dagli obblighi di legge – un’amministrazione onesta ha un preciso interesse a garantire massima e tempestiva pubblicità documentale?

Infine, recentemente la Corte di Cassazione ha ricordato – in termini generali – come i giornalisti siano «oggetto di gravi ed ingiustificati attacchi da parte anche di movimenti politici proprio al fine di limitare la loro insostituibile funzione informativa». Come viene bene spiegato nel già citato articolo di Gorgio Montolli, in molti casi i giudici (talora con sentenze che nessuno ha impugnato!) hanno riconosciuto – esaminando le querele del nostro sindaco – che non di diffamazione si trattava, ma di legittima critica politica.

Non può che scaturirne un appello: Sindaco, lasci perdere le querele e pensi ad amministrare la città e magari a controllare meglio ciò che fanno i suoi colleghi di Giunta e collaboratori.


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