Morti sul lavoro, un’autentica carneficina. Molti più di quelli conteggiati dalle statistiche “ufficiali”

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Dall’inizio dell’anno  sono  documentati  539 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro e oltre 1150 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere (stima minima su percentuali rispetto ai morti sul lavoro che ogni anno si rilevano costanti con variabili del 50/55% sul totale delle morti). Tra l’altro di altri tantissimi lavoratori (oltre 500) che muoiono sulle strade e in itinere, e non solo, si sa solo che hanno denunciato la morte di un parente e che la loro morte non è riconosciuta come infortunio mortale, e spesso viene riconosciuta solo dopo lunghi processi. Come più volte abbiamo denunciato, intere categorie e professioni non sono considerate in caso di infortunio mortale come morti sul lavoro, su queste vittime c’è da sempre un silenzio devastante da parte di tutti a cominciare dalle nostre massime istituzioni, da quasi la totalità dei media e dalla politica. Tra questi morti non segnalati, anche tra categorie di lavoratori che difendono la nostra sicurezza come i Carabinieri, i Poliziotti, i Soldati e i Vigili del Fuoco, ma potremmo continuare con tantissimi altre figure professionali, tra questi molte partite IVA che spesso nascondono un rapporto di lavoro dipendente e che sono costrette a stipulare un’assicurazione privata e poco protettiva, per i bassi salari pur di lavorare. Dal 1° gennaio 2008 giorno d’apertura dell’Osservatorio sono stati monitorati 3689 lavoratori morti sui luoghi di lavoro comprese le vittime morte anche molto tempo dopo a causa dell’infortunio. Con le morti sulle strade e in itinere si arriva a superare le 7200 vittime di infortuni mortali.
Un’autentica carneficina, mentre le statistiche “ufficiali” danno molto meno morti. La politica potrebbe fare moltissimo, e con poche risorse, per far diminuire drasticamente questo fenomeno che ci vede primi in Europa in questa triste classifica e dove i morti sono mediamente un terzo di quelli italiani. L’Osservatorio registra tutti i “morti sul lavoro” e non solo quelli che dispongono di un’assicurazione. Moltissime vittime lavoravano in “nero” e alcune categorie non sono considerate “morti sul lavoro” solo perchè hanno assicurazioni diverse. Fino ad oggi Il 39 % sono morti lavoratori dell’ agricoltura dei quali, tantissimi schiacciati dal trattore. Il 22,2% in edilizia, il 16,6% nei servizi, il 5,9% nell’industria (compresa la piccola industria e l’artigianato), il 5,4% nell’autotrasporto, molti altri morti sono in altre categorie che sono percentualmente più basse. Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 625 sui luoghi di lavoro ( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1180 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati giustamente, per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L’Osservatorio considera “morti sul lavoro” tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un’attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come “morti per incidenti stradali”.

Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro e numero totali delle morti sui luoghi d lavoro nelle regioni: Genova 16 morti (Liguria 22). Roma 11, Latina 5 (Lazio 23). Brescia 15, Milano 15, Pavia 7, Bergamo e Como 6, Sondrio 5 (Lombardia 67). Torino 13, Cuneo 10 (Piemonte 33). Chieti 11, Pescara 6, L’Aquila 5 (Abruzzo 24). Foggia 12, Bari 10, Taranto 5 (Puglia 32). Cosenza 12, Vibo Valentia 5 (Calabria 27). Palermo 12, Messina 8, Trapani 8, Agrigento 7, Ragusa 5 (Sicilia 47). Bologna 9, Modena, Parma e Ferrara 6, Reggio Emilia 5 (Emilia Romagna 43). Verona 11, Padova e Treviso 7, Venezia e Rovigo 5 (Veneto 41). Salerno 12, Napoli 8, Avellino 6 (Campania 33). Cagliari 8 (Sardegna 15). Perugia 11 (Umbria 12), Ancona 9 (Marche 20), Trento 7 (Trentino Alto Adige 11) Siena 7, Pistoia e Firenze 6 (Toscana 32), Friuli Venezia Giulia 8, Basilicata 4, Molise 6, Val D’Aosta 1.

* curatore dell’osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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