Silvio a reti unificate: si sente puzza di P2

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La manifestazione di via del Plebiscito non è stata eversiva ma folcloristica: un raduno di nostalgici come avviene ogni anno a Predappio. Se il pregiudicato Berlusconi fosse convinto di avere tutto il “popolo” del centrodestra dalla sua non aspetterebbe un minuto per tornare al voto. Erano circa tre mila persone come quelle che Marco Travaglio e Roberto Saviano portano alle loro performance con la differenza che da loro si paga un biglietto e se il pubblico vuole un panino, una banana o una bottiglia d’acqua, paga anche quelle, mentre a Roma, oltre al viaggio, tutto era gratis come hanno raccontato alcuni anziani al Tg3. Il Che di Arcore è un attore nato con straordinarie battute da avanspettacolo: “Non ho mai telefonato neanche al centralino di Mediaset per non essere accusato di conflitto d’interessi”. La differenza tra via del Plebiscito e Predappio sta nella ripresa televisiva ben orchestrata, la regia ha usato sapiente grandangoli, mai inquadrato la fine della strada e sempre le bandiere di Forza Italia di quinta. La messa in scena ha raggiunto il culmine quando il pregiudicato si è avvicinato ai fan e la telecamera che lo seguiva ha indugiato sui particolari delle mani che si stringevano. A Roma l’unico eversore era lui e le sue parole contro la magistratura sono da denuncia penale. Il Capo dello Stato, che è anche il presidente del Csm, cosa aspetta ad intervenire? Purtroppo il berlusconismo ha annacquato le menti, come è accaduto la sera della conferma della condanna per frode fiscale, gli speciali tv si sono sprecati: da Porta a porta a Mentana passando da Rete 4. Il Che di Arcore, ha compiuto l’ennesimo atto eversivo, passato sotto il silenzio generale: ha consegnato a tutte le tv un video di ben 9 minuti che i fedelissimi, primo fra tutti Bruno Vespa, hanno trasmesso per intero. Il pregiudicato ha potuto entrare nelle case dei cittadini per dichiarasi innocente e definendo la Giustizia “vile”. Tutti i commentatori hanno analizzato la sua immagine: grasso, gonfio, stanco, distrutto, molto provato. E la messa in onda del video tutto normale? Nel 1994 quando il pregiudicato cominciò a mandava le cassette in Rai c’erano giornalisti come Roberto Costa, responsabile del telegiornale della Lombardia, che, quando Rossella, direttore del Tg1, gli telefonò chiedendogli di mandare ad Arcore qualcuno a ritirarla rispose: “Posso mandare una troupe con un giornalista per l’intervista, non siamo un’agenzia di pony express”. In questi giorni in Italia si è sentita una grande puzza di P2.

* da Il Fatto Quotidiano


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