Subito la nuova Commissione Antimafia

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Deve riprendere lavoro interrotto a dicembre, anche su minacce ai giornalisti. Sindache minacciate in Calabria: di chi sono giornali che ci attaccano?

di Alberto Spampinato 

“É necessario istituire subito, senza ulteriori indugi, la nuova Commissione Parlamentare Antimafia affinché possa riprendere il lavoro interrotto a dicembre con la fine anticipata della legislatura. Fra i problemi urgenti che la commissione stava esaminando c’è quello delle troppe minacce che ostacolano il lavoro dei giornalisti in Italia, una questione che senza l’attenzione delle istituzioni rischia di marcire”, ha detto Alberto Spampinato, direttore di Ossigeno per l’Informazione, lunedì 10 giugno, durante la presentazione, a Montecitorio, del programma di “Trame. Festival dei libri sulle mafie”.

Nel 2012, per la prima volta in 50 anni, la Commissione, ha aggiunto Spampinato, ha svolto una indagine sui giornalisti minacciati in Sicilia, Calabria e Campania e nella Relazione finale ha sollecitato il parlamento a dedicare maggiore attenzione al problema.

In particolare, ha detto Spampinato, l’Antimafia ha chiesto di verificare chi sia l’effettivo proprietario delle testate giornalistiche operanti in Campania, Calabria e Basilicata; ha chiesto riforme per bloccare l’uso intimidatorio, molto diffuso, delle querele e dei risarcimenti danni nei confronti di giornali e giornalisti; ha chiesto di estendere il segreto professionale ai giornalisti pubblicisti (attualmente l’articolo 200 del Codice penale li esclude).

Le sindachesse Maria Carmela Lanzetta, che guida il Comune di Monasterace, ed Elisabetta Tripodi, prima cittadina di Rosarno, durante l’incontro hanno ricordato i violenti attacchi condotti nei loro confronti da un giornale che ha criticato il loro impegno per la legalità. “Vorremmo sapere chi c’è dietro certi giornali”, hanno detto.

La sollecitazione di Spampinato ha ricostituire l’Antimafia nei tempi più brevi è stata condivisa da altri partecipanti all’incontro, fra cui Alessandro De Lisi, direttore del Progetto San Francesco, centro studi sociali contro le mafie con sede a Cermenate (Como), in un edificio confiscato alla ‘ndrangheta: il bene confiscato che in Italia è più a nord di tutti gli altri, al condine con la Svizzera.

“Speriamo – ha detto De Lisi – che prima o poi si riusca a confiscare anche i beni mafiosi che si trovano in Svizzera, che è a noi vicinissima. Il problema delle infiltrazioni mafiose al Nord è serissimo, se pensiamo che in Lombardia smaltire un quintale di rifiuti in maniera legale costa 35 euro, mentre facendolo attraverso le organizzazioni criminali si spendono solo 10 euro”.

RED – OSSIGENO


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