“Patria senza Dio” – di Phil Zuckerman

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I risultati della ricerca di Zuckerman sono destinati a sorprendere molti lettori, così come hanno sorpreso lo stesso autore” (The New York Times)

Prima di tutto, sostengo che una società senza Dio non è solo possibile, ma può essere anche piuttosto civile e piacevole. Questo aspetto consapevolmente polemico del mio lavoro mira principalmente a contraddire le affermazioni di alcuni cristiani convinti e conservatori, i quali sostengono sistematicamente che una società senza Dio equivarrebbe a un inferno sulla terra: con un’immoralità dilagante, colma di malvagità e brulicante di depravazione. Ma non è così. La Danimarca e la Svezia sono società significativamente forti, sicure, sane, morali e prospere. Di fatto, si potrebbe dire che sono tra i “migliori” paesi al mondo, almeno secondo le valutazioni sociologiche standard. In un’epoca di crescente fondamentalismo religioso e di rafforzamento dei legami tra religione e politica – negli Stati Uniti così come in molti altri paesi del mondo – è un dato di estrema importanza.»

In un paese in cui il trinomio “Dio, Patria e Famiglia” informa ancora di sé la concezione conservatrice della moralità, il saggio del sociologo Phil Zuckerman – già vincitore del premio Silver del «Forward Magazine» e per la prima volta pubblicato in Italia – può rappresentare un interessante e originale contributo al dibattito sulla laicità nella vita pubblica e privata che coinvolge anche il nostro paese.
Lo sguardo dello studioso americano sulle democrazie sostanzialmente laiche della Scandinavia e il rimando costante all’escalation del fanatismo religioso statunitense e non solo, si articola in un confronto teso a stabilire il grado effettivo di benessere, di “contentezza” del cittadino agnostico e di quello credente in due paesi agli antipodi per l’approccio con le questioni religiose. Nelle società laiche – e perciò senza Dio – in cui Zuckerman ha condotto la sua ricerca, la mancanza di fede non corrisponde affatto a condotte amorali, disprezzo dei valori basilari e caos sociale, tutt’altro. I danesi e gli svedesi intervistati dall’autore testimoniano, infatti, come una società sviluppata e fiorente, una democrazia sanissima, uno standard di vita tra i più alti al mondo poco abbiano a che vedere con il grado di penetrazione dei precetti religiosi nelle coscienze collettive. Risultati sorprendenti se riletti all’interno dei nostri confini nazionali, entro i quali sono ritornati prepotentemente alla ribalta i nodi irrisolti della questione morale e dell’autonomia del legislatore dalle ingerenze ecclesiastiche nelle scelte etiche e nelle battaglie per i diritti civili.

Phil Zuckerman è professore associato di Sociologia al Pitzer College di Claremont, in California, dove vive con la moglie e i tre figli.
Si occupa di sociologia della religione, con particolare riguardo ai temi dell’ateismo, della laicità e dell’apostasia. I suoi articoli sono pubblicati dal «Washington Post» e dal «The Guardian», ed è uno dei blogger ospitati dal celebre «Huffington Post». È autore, tra gli altri, dei libri Faith No More: Why People Reject Religion (2011), Atheism and Secularity (2010) e Invitation to the Sociology of Religion (2003).


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