Controrequisitoria sulle reti del padrone

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Comizio di Berlusconi sui giudici di Milano in prima serata TV. Tutto alla vigilia del processo Ruby. In nessun’altra parte del mondo sarebbe accaduto. L’imputato usa le sue reti per una controrequisitoria. Eppure qualche norma esiste per impedire tutto questo. Si tratta degli articoli 3 e 7 del testo unico della radiotelevisione (d.lgs. n. 177/2005), disposizioni quest’ultime che tendono ad assicurare le necessarie condizioni di imparzialità nell’informazione televisiva. In base a queste norme le trasmissioni di informazione, compresi i telegiornali, le rubriche e le trasmissioni di approfondimento, sarebbero tenute ad assicurare l’equilibrio delle presenze politiche, ad evitare che i conduttori dei programmi abbiano un comportamento fazioso, ad essere obiettive. C’é poi la direttiva sui processi in TV, tanto voluta per Santoro ed oggi dimenticata in un cassetto. Infine, per la violazione di questi principi esiste un presidio sanzionatorio consistente nell’adozione di pesanti multe. Chi è dunque il giudice del caso? L’Agcom. Per anni ho denunciato il vilipendio delle regole, ora qualcuno in quella istituzione  prenda il testimone ed invochi il rispetto della legge!


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