Giovanni Cucchi: “Mi vergogno di essere italiano”

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Ora dico veramente basta. Ci sentiamo presi in giro. Non condividiamo nulla della perizia. Oggi abbiamo assistito ad uno spettacolo letteralmente indecoroso. Abbiamo impegnato ogni risorsa per portare qui oggi i nostri consulenti” Così è intervenuto Giovanni Cucchi, padre di Stefano morto nel 2009 nel reparto giudiziario dell’ospedale Pertini a pochi giorni dal suo arresto. “Si era creata la possibilità, su richiesta del nostro difensore, di poter far fare le domande a loro stessi, senza dover passare per il tramite degli avvocati. Ne avrebbe guadagnato il processo e, soprattutto, la verità. I difensori degli imputati erano d’accordo, evidentemente anche loro volevano dare un contributo di verità o comunque non ne erano preoccupati. Invece no! I PM si sono opposti senza alcun rispetto! Di che cosa avevano paura i PM? Continuiamo ad avere nel processo più rispetto dagli imputati che dai PM ai quali sembra prema di difendere i loro consulenti più di ogni altra cosa. I periti affermano che Stefano è morto per negligenza medica e non per abbandono. I periti assolvono gli infermieri, portati quindi davanti alla corte d’Assise per nulla. Ed allora cosa c’é da difendere ancora?Allo Stato abbiamo consegnato nostro figlio sano e vivo. Lo Stato c’è lo ha restituito morto ed in quelle terribili condizioni. Noi vogliamo le scuse dal ministro per l’atteggiamento tenuto dai suoi due PM.  Siamo stanchi di sentirci dire da tutti e dico tutti, che abbiamo ragione. Noi siamo cittadini rispettosi da sempre delle istituzioni e che pagano regolarmente le tasse. È per noi inaccettabile che ci si riservi questo trattamento da persone che rappresentano lo Stato e per lo Stato lavorano. Nostro figlio è stato giudicato come albanese senza fissa dimora ed è morto come italiano di Roma senza diritti. Ed ora nel processo lo Stato dimostra tutta la sua coerenza ancora una volta. Mi vergogno di essere italiano”.


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