La mafia come metodo (di Nicola Tranfaglia)

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Nel 1991, un anno prima delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, era già chiaro, per chi avesse la lucidità necessaria, che la mafia o, meglio, le mafie italiane avevano un metodo di comportamento che si stava espandendo nelle istituzioni politiche e nella società civile dell’Italia contemporanea e che la reazione dello Stato si era dimostrata, fino a quel momento, debole e inefficace. Quello che sta accadendo ora appare come la conseguenza di una lunga coabitazione tra mafia e politica che è destinata a durare ancora fino a quando lo Stato non debellerà il fenomeno mafioso.

Il saggio – pubblicato per la prima volta da Laterza nel 1991 e ora completamente rivisto e aggiornato fino agli ultimi avvenimenti e alle intercettazioni che coinvolgono il Presidente della Repubblica – sostiene la tesi, sottolinea Tranfaglia nella sua prefazione, che il problema della mafia o delle mafie che agiscono nel nostro Paese è centrale nella nostra storia postunitaria e che l’aspetto più preoccupante e pericoloso sta nel trasferimento, avvenuto negli ultimi quarant’anni, dei metodi propri dell’organizzazione mafiosa dalla criminalità organizzata alle amministrazioni pubbliche e private esistenti in Italia. Un simile trasferimento, sempre più radicalizzato, mette in crisi l’edificio costituzionale repubblicano, mina la coscienza civile, la fiducia nella politica e negli organi dello Stato. Nella fase drammatica che stiamo attraversando e nella forte convinzione che lo studio del passato e l’accertamento della verità storica costituiscano ancora oggi strumenti efficaci per una moderna democrazia, il saggio di Nicola Tranfaglia contribuisce a ricostruire quello che è successo nei primi centocinquant’anni dell’Italia unita, indicando le conquiste e le contraddizioni delle numerose commissioni parlamentari di inchiesta, le battaglie e le sconfitte dei magistrati, le stragi terribili degli anni ottanta e novanta.

La coabitazione tra mafia e Stato è una storia che ha segnato la nostra Italia, e ancora continua a segnarla, in maniera indelebile. La speranza nel futuro può essere riposta solo in un radicale cambiamento nei metodi di selezione delle forze politiche, nel miglioramento dei gruppi dirigenti e nell’ansia di ricostruzione democratica di cui tanti italiani a questo punto sentono, sia pur confusamente, il bisogno. (Nicola Tranfaglia)

L’autore

Nicola Tranfaglia è stato ordinario di Storia Contemporanea e Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Torino, dove tuttora insegna.
E’ stato editorialista del giornale “la Repubblica” e collaboratore de “L’Espresso”, de “l’Unità” e scrive oggi su “Articolo 21”.
Nella sua carriera di storico ha svolto intensa attività di organizzazione scientifica, culturale, editoriale e politica. E’ condirettore della rivista “Studi Storici” e membro del comitato scientifico della Fondazione Nazionale Antonio Gramsci ed è stato deputato per più legislature.

Tra i suoi diversi campi di studio, la mafia ha sempre occupato un posto di rilievo, dall’inizio degli anni Novanta. Tra i suoi numerosi libri i più recenti sono: Il fascismo e le guerre mondiali (1914-1945); La «santissima trinità». Mafia, Vaticano e servizi segreti all’assalto dell’Italia 1943-1947; L’ Italia alla svolta del 2011; La colpa. Come e perché siamo arrivati alla notte della Repubblica; Più di cento anni ma la mafia c’è sempre. Crisi della Repubblica e ascesa delle mafie (1861-2011); Carlo Rosselli e il sogno di una democrazia sociale moderna; Anatomia dell’Italia repubblicana. 1943-2009.

La mafia come metodo– di Nicola Tranfaglia
dal 1 ottobre in libreria
Mondadori Università
pagine 176 / euro 12,50


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