Moody’s, la volpe a guardia del pollaio

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Se rubi una mela ti chiamano ladro e finisci in galera. Se rubi l’economia di uno Stato lo chiamano “mercato” e chi lo fa diventa miliardario. Folle, semplicemente folle. E non a difesa delle banche italiane, sia chiaro. Un po’ più di Consob e di Guardia di finanza anche in casa nostra non guasterebbe. Ma ormai sappiamo che sono le agenzie americane di rating a decidere se noi italiani o francesi o spagnoli saremo un po’ più o un po’ meno poveri. Imprese private con tanto di azionisti interessati a fare utili e non scautistiche buone azioni. La prima per dimensioni e soldi maneggiati è la ben nota Moody’s Corporation, quella che sembra amare l’Italia appassionatamente. Presente in 26 paesi, 4500 dipendenti, controlla il 40 per cento del mercato. Seconda la Standard & Poor’s, che già ci aveva declassato in serie B: controlla il 39 per cento di mercato e ha quasi 10 mila dipendenti sparsi in 23 paesi. Ambedue le società sono targate stelle e strisce. Infine la Fitch Rating col suo misero 16 per cento di mercato e un azionariato anche francese.

Mesi fa scrivemmo di un planetario “Sistema Moggi”, o se la similitudine calcistica non basta, l’esempio più calzante che ci viene in mente è quello del “Sistema Riina”. Lasciamo a voi decidere se siamo di fronte ad una clamorosa beffa dei Poteri forti o ad una vera e propria azione criminale. Organizzata, ovviamente, e anche molto bene. Roba da Antimafia. Certo è che nello scorrere della storia, almeno sino al ‘900, per molto meno si scatenavano delle guerre. Guerre vere, con le cannoniere, gli eserciti e migliaia di morti. Oggi, questi eterni ma ripuliti “Signori della guerra” le vittime le fanno in maniera più elegante, meno sanguinolenta, molto più nascosta. Lupara bianca, direbbe Totò Riina, facendo scomparire fabbriche, posti di lavoro, risparmi, pacchetti azionari e capitali del “nemico” di turno, o semplicemente della vittima predestinata, o la valuta da abbattere o il sistema politico o industriale da cancellare.

Facciamo un esempio per capirci. Partiamo dall’intreccio degli interessi. La materia è ostica ma ci proviamo. Immaginiamo un certo signor A, che si chiama Capital World Investors. Il signor A è il maggiore azionista della maggiore società che dà i voti sulla salute economico-finanziaria in nome del Libero mercato, la Moody’s. Chiamiamola società AAA (come amano fare agenzie di rating). Il signor A già vive un piccolo “conflitto di interessi”, diremmo noi in Italia. Ma non basta. Sempre il nostro A (sempre Capital ecc.), oltre ad AAA, possiede la maggioranza delle azioni della società B che, a sua volta, controlla la seconda maggiore società “di controllo”, detta BBB e che di primo nome fa Standard. Il nostro signor A quindi, non solo possiede il suo presunto controllore AAA, ma anche il suo “concorrente” BBB. Siamo al modello esemplare dei fu cugini Salvo, esattori per lo Stato e imprenditori per la mafia.

Scagliati in questo contesto palermitano in piena New York, passiamo dagli esempi ai fatti. Dunque la Capital World Investors possiede il 12,6% della Moody’s e, attraverso la McGraw-Hil, colosso delle comunicazioni, dell’editoria e molto altro di cui controlla il 10,26%, è il maggior azionista anche della Standard & Poor’s. Quella che ha mandato l’Italia economica in serie B. Ma non penserete che sia finita qui. Altri esempi. Il fondo americano State Street Corporation è il secondo azionista della Standard e il settimo di Moody’s. Idem per l’altro fondo USA BlackRock che è l’undicesimo socio di Moody’s e il sesto della “concorrente”. Ad essere maliziosi sino in fondo e con la voglia di scocciare il lettore, potremmo scoprire che la Black-Rock è controllata dalla banca d’investimento Merril Lynch, quella finita a gambe all’aria assieme ai beni di milioni di persone e comprata-salvata dalla Bank of America. Aiutino di Stato tanto deprecato, a parole.

Insistendo nello spulciare, si trovano sempre e soltanto gli stessi nomi, gli stessi azionisti che cambiando vestiti da gruppo bancario, o da fondo di investimento, controllano le agenzie di rating che dovrebbero controllare pure loro. Di fatto i grandi fondi Usa sono gli investitori che utilizzano i rating per decidere quali obbligazioni comprare e contemporaneamente sono anche i padroni di quelli che danno le pagelle. E vediamoli alcuni di questi nomi propri, non di società. I più noti sono certamente i Rothschild, banchieri-filantropi-azionisti, esattamente come Warren Buffett e George Soros. Un gruppetto di amici che possono muovere miliardi di miliardi da una parte all’altra del mondo creando la catena ormai nota di “Probema-Reazione-Soluzione”. Detta in altro modo, fai esplodere la guerra economica in un certo punto del mondo (a volte non solo economica), per poi ricostruire dopo aver comprato il meglio con tre soldi bucati.

Europa, se ci sei, batti un colpo.


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