Amianto: l’emergenza continua. Il “picco” nel 2020. La denuncia del sindaco di Casal Monferrato

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Dobbiamo ringraziare Fabio Fazio e Roberto Saviano con la loro “Quel che (non) non ho”, se la questione dell’amianto è diventato, finalmente!, argomento di conoscenza e consapevolezza per milioni di persone. Un evento, che è bene non resti isolato. Perché con l’amianto dovremo farci i conti ancora a lungo. Lo dice il ministro della Salute Renato Balduzzi: le “proiezioni epidemiologiche” parlano di un picco di morti per amianto “nel 2020, dopodiché ci dovrebbe essere una discesa. La battaglia prosegue da una parte nel promuovere la ricerca per trovare risposte terapeutiche adeguate al mesotelioma pleurico; e dall’altra con la collaborazione col ministero dell’Ambiente per le bonifiche”. La sentenza di Torino che ha condannato i dirigenti di Eternit, dice Balduzzi “per me segna un momento molto importante di risensibilizzazione nazionale su un problema nazionale come l’amianto e l’asbestosi, che produce una ‘morte sottile’, una malattia con latenza di circa 40 anni che spesso e’ stato difficile farla considerare come tale”. E le risorse? “Ci sono, ma bisogna migliorare il coordinamento dei progetti. E poi occorre fare attenzione perché, anche se in Italia e in gran parte dell’Europa l’amianto non si produce più, se ne produce in altre parti in giro per il mondo anche solo per esportarlo come fanno alcuni paesi. Questo significa, conclude il ministro, che il pericolo non e’ venuto meno, ma aumenta”.

Già. Ma intanto Giorgio Dimezzi, il sindaco di Casale Montefferato, il paese riconosciuto parte lesa nel processo Eternit per le migliaia di morti d’amianto che proseguono ancora oggi, denuncia di non aver ancora ricevuto un euro dai ministeri. Dimezzi annuncia che il comune di Casale sta valutando se inoltrare appello per ottenere in risarcimento tutta la cifra richiesta, pari a 30 milioni. “Il nostro comune – osserva il sindaco, a commento della motivazione della sentenza depositata lunedì scorso – è praticamente l’unico ente a cui è stata riconosciuta la quasi totalità della cifra: 25 milioni di euro sui circa 30 milioni di euro richiesti. Ora però si dovrà agire, in accordo con gli altri enti, per far rispettare la sentenza per il recupero dei soldi: un’azione fondamentale, dal momento che ad oggi al comune di Casale Monferrato, nonostante le promesse, non ne sono ancora arrivati dai ministeri. Per raggiungere il nostro obiettivo, di una bonifica totale dall’amianto della città e del suo territorio, e di una ricerca che possa portare a sconfiggere il male tremendo del mesotelioma c’è bisogno di risorse economiche che oggi non abbiamo. Nonostante la quasi concordanza tra la cifra richiesta e quella prevista come provvisionale, il comune attraverso i propri legali, sta già lavorando per proporre appello della parte civile per cercare il riconoscimento degli oltre 30 milioni di euro richiesti in fase del primo dibattimento. Un atto che credo dovuto soprattutto alla luce delle motivazioni della sentenza, che evidenziano come le testimonianze rilasciate dal sottoscritto, dal dirigente della regione Piemonte Rigatelli e dal dirigente del nostro settore ambiente, Piercarla Coggiola, siano state considerate attendibili e supportate da un’ottima e dettagliata documentazione”.

Giova ricordare quello che scrivono i giudici torinesi nelle motivazioni della sentenza con cui i due manager della Eternit Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier sono stati condannati a 16 anni di carcere per disastro ambientale doloro e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche:
“L’elemento soggettivo appare ancora di maggiore pericolosità, perché gli imputati hanno pure
cercato di nascondere minimizzare gli effetti nocivi per l’ambiente e per le persone derivanti dalla lavorazione dell’amianto, pur di proseguire nella condotta criminosa intrapresa, facendo così trasparire un dolo di elevatissima intensità”. Secondo i giudici “non può essere riconosciuta alcuna attenuante mentre risulta evidente che gli imputati hanno agito in esecuzione del medesimo disegno criminoso”.

Intanto non passa giorno senza che si scoprano nuovi e gravi attentati alla salute di tutti. Ieri, per esempio, la Guardia di Finanza ha scoperto una discarica abusiva a cielo aperto, in cui erano stoccati rifiuti altamente pericolosi, soprattutto materiali a base di amianto. I rifiuti erano ammassati in un’area privata, della superficie di circa un ettaro: con l’andare del tempo era stata innalzata, con successivi riversamenti di terra, una collina, al cui interno erano state occultate circa 2.500 tonnellate di lastre ondulate di eternit, le cui polveri avrebbero potuto contaminare le falde acquifere sottostanti con grave pregiudizio per la salute pubblica.

L’Osservatorio Nazionale Amianto fa sua la denuncia delle mamme preoccupate del rischio dell’amianto, dell’arsenico, dello zinco, e di altri agenti patogeni nelle scuole di Crotone. La presenza dei rifiuti tossici sotto alcuni istituti scolastici e addirittura sotto la questura era emersa nell’indagine ‘Black mountain’. L’Osservatorio nazionale amianto si è costituito anche nella città di Crotone, ed opera anche il comitato settoriale “Genitori degli scolari esposti all’amianto e altri patogeni nelle scuole pubbliche”. La presenza di materiali tossici è stata accertata dalla perizia del Ctu nominato dal Tribunale di Crotone, Luigi Boeri, il quale fa riferimento a “tonnellate di rifiuti tossici – ricorda il presidente dell’Osservatorio, l’avvocato Ezio Bonanni – con zinco, germanio, indio, cadmio, arsenico ed altri agenti patogeni, nel sottosuolo di diverse scuole ed edifici pubblici”. L’Osservatorio nazionale amianto preannuncia azione legale “per l’adempimento specifico e risarcimento danni per le vittime, che promuoverà nei confronti del Ministero della Istruzione e della Salute – dichiara Bonanni – dove non si desse corso alla immediata decontaminazione dei siti”.


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