Orlando contro i Gattopardi

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Quando ero bambino, a Reggio Calabria, un giorno un mio zio (ferroviere per lavoro e musicista per passione) tornò e dichiarò a voce alta: “Ho votato comunista”. La moglie, mia zia, fervente democristiana lo scomunicò seduta stante e gli predisse che si era appena guadagnato l’inferno.  Questa pressione clericale era uno dei tanti modi per condizionare il voto nel mezzogiorno; poi c’erano il laurismo, il clientelismo, i diktat mafiosi.  Un tempo, il partito comunista faceva della lotta per libertà del voto… delle classi subalterne una battaglia di civiltà, perché considerava la manipolazione del voto un’offesa alla libertà e alla dignità soprattutto dei più umili perché approfitta della loro condizione di disagio e ne manipola la volontà con la promessa di denaro, favori, posti di lavoro.

Oggi, pare che non sia più così. La manipolazione del voto nel quartiere Zen di Palermo durante le recenti primarie del centrosinistra è stato appurato dal comitato dei garanti che hanno annullato il voto in quel seggio e su altri episodi sta indagando la magistratura. Inoltre (e qui non parliamo di reati, ma di malcostume sì) esponenti del centrodestra hanno affermato che molti loro militanti e della formazione di Lombardo (il presidente della regione che ha fatto il ribaltone: eletto dal centrodestra ha poi formato una giunta con il Pd) hanno partecipato in modo organizzato alle primarie del centrosinistra. Tuttavia, i responsabili politici del Pd e di Sel hanno ritenuto che il voto fosse valido, benché i candidati sconfitti (che rappresentano due terzi dei votanti delle primarie) ne avessero chiesto l’annullamento e benché le persone coinvolte nell’indagine sostenessero il candidato che poi ha “vinto” per 150 voti. A Napoli, il Pd annullò le proprie primarie per molto meno. Come mai si usano due pesi e due misure?

Tutto ciò ha prodotto un inquinamento giudiziario e politico delle primarie. Quanto al primo, ci domandiamo cosa succederà se un tribunale riconoscerà che c’è stata manipolazione del voto. Quanto al secondo, la partecipazione organizzata di truppe lombardiane a favore di Fabrizio Ferrandelli, il candidato sponsorizzato dai sostenitori dell’alleanza con l’Mpa in regione, ha snaturato il significato stesso delle primarie che, per avere un senso, devono svolgersi nel perimetro di un’alleanza ben definita. 

Per me, cittadino-elettore e sostenitore convinto delle primarie, queste valutazioni vengono prima di qualsiasi altra, e trovo assurdo che siano tenute in così scarsa considerazione giacchè coinvolgono il fondamento stesso della partecipazione democratica. Non credo che si possa essere credibili nella denuncia del racket mafioso del voto nelle elezioni politiche o amministrative se non si dimostra prima di essere in grado di fare svolgere in piena trasparenza e legalità le elezioni primarie.

Ecco perché approvo e sostengo la scelta di Leoluca Orlando che potrà risultare arrogante, egocentrico e antipatico ma che ha denunciato questi rischi fin dall’inizio e ha sostenuto senza se e senza ma la candidatura di Rita Borsellino.

Non conosco Fabrizio Ferrandelli e non esprimo giudizi su di lui, però mi pare che non sia molto coerente attaccare Orlando in quanto “populista” e poi appoggiare un candidato che è stato accostato a Cetto Laqualunque. Anche l’accusa a Orlando di volersi vendicare del “pupillo” che l’abbandona, non sta in piedi. La rottura tra i due è politica e riguarda il modello Palazzo dei Normanni, ovvero la trasposizione anche a Palazzo delle Aquile dell’alleanza consociativa tra un pezzo del Pd e il pezzo portante del sistema di potere del centrodestra rappresentato da Lombardo, ovvero il candidato contro cui il Pd si era battuto alle elezioni, una scelta che ha molto a che fare con il dna consociativo di un pezzo del Pci siciliano. La recente conferma delle imputazioni per mafia a Lombardo fanno esplodere le contraddizioni nel Pd siciliano e gli stessi sostenitori di Ferrandelli oggi si dividono tra chi chiede le dimissioni di Lombardo e chi gli chiede di restare al suo posto.

Alcuni esponenti politici accusano Orlando di essersi voluto candidare a tutti i costi, ma bastava che il Pd e Sel rifiutassero le primarie inquinate e confermassero la candidatura di Rita Borsellino e Orlando non avrebbe potuto scendere in campo personalmente neppure se lo avesse davvero voluto a tutti i costi.

Trattandosi di Sicilia è facile leggere questa vicenda con la metafora del Gattopardo, e scoprire che il volto giovane di Ferrandelli e’ la maschera del vecchio.

Meglio allora Orlando, il vecchio leone che di faccia ce ne mette una: la sua. Prendendosi lui tutti gli schiaffi, pagando il prezzo di un terribile isolamento mediatico E che dice una cosa semplicissima: in Sicilia, come in Italia il centrosinistra deve essere alternativo al centrodestra, senza compromessi e inciuci di alcun genere.  E’ un messaggio che non riguarda solo la Sicilia, perché la tentazione neo consociativa e’ molto forte e sembra ispirare anche i recenti accordi tra Pd, Pdl e Udc sulla riforma elettorale. Orlando deve vincere non solo perché ieri e’ stato il sindaco della primavera di Palermo, ma perché oggi la sua vittoria sarebbe un segnale molto forte contro la deriva neo centrista del Pd.

Ancora una volta Palermo chiama Roma.


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