La vita di Julian Assange e la libertà di stampa sono minacciati

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La decisione del governo britannico di estradare negli Stati Uniti Julian Assange mette a rischio la vita di un giornalista coraggioso, che ha svolto il proprio lavoro con dignità e non ha avuto paura di pubblicare i documenti che rivelavano le atrocità commesse dal governo degli Stati Uniti in Iraq e in Afghanistan e le numerose violazioni dei diritti umani. La grande potenza americana vuole controllare i destini del mondo, pretende l’impunità e minaccia la libertà di stampa. Da anni Julian Assange viene perseguitato. E’ stato costretto a rifugiarsi nell’Ambasciata dell’Ecuador di Londra, dove è stato fino a quando l’allora Presidente Lenin Moreno lo ha consegnato al Governo britannico. Ora quest’ultimo lo ha rinchiuso in una prigione di massima sicurezza dove le sue condizioni fisiche e psicologiche si sono ulteriormente aggravate.

Organizzazioni per i Diritti umani, movimenti sociali e religiosi, personalità della cultura stanno da tempo reclamando la sua libertà senza ottenere, fino ad ora, alcun risultato. Gli avvocati hanno solo 14 giorni per appellarsi alla decisione del Governo inglese.

Andai a trovare Julian all’Ambasciata dell’Ecuador a Londra ed ebbi la possibilità di parlare con lui per due ore. Posso dichiarare che non è né un delinquente, né una spia come il governo americano lo descrive. Se la sua estradizione non verrà bloccata, lo aspetta una condanna a 175 anni di prigione, cosa che significa la sua condanna a morte. E’ preoccupante il silenzio degli organismi internazionali come quello delle Nazioni Unite e del Parlamento europeo. E’ deplorevole che i Governi e i mezzi di comunicazione si genuflettano alle decisioni e alle politiche degli Stati Uniti.

Voglio ricordare che il Preambolo della Carta delle Nazioni Unite del 1945 afferma: “Noi, popoli delle Nazioni Unite”…. purtroppo però i popoli sono assenti dalle decisioni delle grandi potenze, sono emarginati e vittime di violenza sociale e strutturale: le guerre, i conflitti, la fame e la grave situazione economica e climatica.

Il mondo ha il diritto di conoscere la verità. E’ necessario vigilare su ciò che decideranno gli Stati Uniti e su tutti i crimini e  i Diritti Umani che vengono violati in ogni parte del mondo. La condanna di Assange è anche un avvertimento per tutti quei giornalisti e mezzi di comunicazioni indipendenti che vogliono raccontare la verità della vita dei popoli. Anche loro saranno perseguitati come stanno facendo con Julian Assange. La libertà di stampa è minacciata dall’impunità dei crimini commessi dagli Stati Uniti.

Mi appello ai popoli del mondo, alle chiese, alle organizzazioni sociali, ai sindacati, alle università, ai giornalisti, ai mezzi d’informazione, ai governi democratici e alle donne e agli uomini di buona volontà che si impegnano per la libertà e i diritti dei popoli, affinché facciano sentire la propria voce per reclamare la libertà di Assange.


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