Giuseppe Civati e Gianni Cuperlo rispondono alla lettera aperta di Articolo21 per i candidati alle Primarie Pd: “qualcuno batte un colpo su l’Informazione?”

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L’8 dicembre prossimo sapremo chi tra Giuseppe Civati, Gianni Cuperlo e Matteo Renzi guiderà il principale partito del centro sinistra italiano. E chi di loro indicherà il percorso da seguire sulle strategie di governo, sulle scelte di politica nazionale e internazionale. Lavoro, economia, stato sociale, legge elettorale, giustizia… Sono tanti gli argomenti evocati con opzioni diverse dai tre candidati e che riguardano i principi fondamentali della nostra Costituzione. C’è però un’altra questione, tutt’altro che secondaria, ma che non sembra appassionare il dibattito: la libertà di informazione. In un paese libero, o che aspira ad esserlo, l’autonomia e il pluralismo dell’informazione dovrebbero essere un baluardo, la roccaforte di ogni programma politico. La libertà di espressione è linfa vitale di ogni democrazia. “E nessuna democrazia – per usare le parole del premio Nobel Amartya Sen – dotata di libera stampa ha mai sofferto una carestia”. Sarebbe pertanto importante conoscere il punto di vista dei tre contendenti alla guida del partito democratico su alcune materie che non riguardano solo il mondo dell’informazione ma l’idea stessa di società che vogliamo contribuire a migliorare:

– CONFLITTO DI INTERESSI: dopo vent’anni di sostanziale, complice disinteressamento, una legge avanzata e rigorosa sul conflitto di interessi può diventare uno dei primi punti all’ordine del giorno?
ANTITRUST: quanto dobbiamo aspettare per una normativa antitrust che impedisca l’abuso di posizioni dominanti sul mercato? – RAI – L’attuale modello di governance della Rai deve restare immutato o la principale azienda culturale del paese può essere finalmente sottratta dal condizionamento di governo, partiti e lobbies? La televisione pubblica è un bene comune o deve essere privatizzata?
TRASPARENZA: i cittadini hanno il diritto di conoscere la piena identità dei proprietari di mezzi di comunicazione, e i relativi meccanismi decisionali?
AGCOM : è giusto che l’Autorità Garante per le Comunicazioni non sanzioni adeguatamente le violazioni dei principi di pluralismo, par condicio ed imparzialità, anche al di fuori del periodo elettorale?
INTERNET: se la rete internet è libera per definizione perché si continuano a proporre leggi bavaglio anche per il web? E perché non si colma il ritardo sull’agenda digitale e il divario strutturale tra Nord e Sud?
PRECARIETA’: è auspicabile un impegno contro la crescente precarizzazione senza diritti del lavoro giornalistico o chi fa informazione deve continuare a vivere in condizioni di sfruttamento?
QUERELE TEMERARIE: a quando una legge che condanni chi utilizza le querele come forme di intimidazione, al pagamento del medesimo importo richiesto, in caso di sconfitta in sede giudiziaria?
GIORNALISTI MINACCIATI: sono oltre 300, nel 2013 i giornalisti minacciati in Italia e in particolare chi si occupa di criminalità. Quanto dobbiamo aspettare per una legge che sanzioni chi ostacola la libertà di informazione?

Gli ostacoli citati sono solo alcuni dei motivi che hanno visto sprofondare l’Italia al 57% nelle graduatorie internazionali della libertà di informazione. Ci piacerebbe sapere dai candidati alle primarie se intendano contribuire a togliere dalle nostre spalle questa indecorosa maglia nera, per fare dell’Italia un paese più libero e civile.

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LA RISPOSTA DI GIUSEPPE CIVATI

 

Conflitto di interessi: uno dei peccati mortali del centrosinistra, quando ha governato. La madre e il padre di tanti altri errori, nella più generale cultura delle larghe intese televisive. Come segretario depositerò subito un testo nettissimo, a cominciare dai casi di ineleggibilità a monte, come doveva essere già nel 1994 per Berlusconi. E poi, evidentemente, rigore sulle incompatibilità di membri del governo, di parlamentari e amministratori.

 

Antitrust: limiti europei alla pubblicità e al numero dei canali di proprietà, per far nascere nuovi protagonisti dell’era digitale. Basta con monopoli e duopoli. Mai più prese in giro come la storiella di Rete 4 sul satellite.

 

Rai: sono per difendere il servizio pubblico come bene comune, dandogli autonomia contro tutte le ingerenze: come propongono Articolo 21 e Move on.

 

Trasparenza: E’ uno dei punti del mio programma. Totalmente d’accordo. No alle sottoculture del segreto.

 

Agcom: se si occupasse dei compiti che la legge le ha attribuito sul rispetto del pluralismo sarebbe meglio. Tutto l’anno, ovviamente.

 

Internet: per tutti, accesso libero e utilizzo del free software. Un no nettissimo a ogni bavaglio. E si’ ad una buona legge aperta e moderna sul copyright, fatta però dal Parlamento. Ottima la proposta del sen. Casson.

 

Precarietà: Basta con il Media Evo, come si intitolò un bel libro di qualche anno fa. Querele temerarie. Fondamentale un emendamento al testo sulla diffamazione. Servizio di tutela per i giornalisti minacciati.

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LA RISPOSTA DI GIANNI CUPERLO

 

Voglio premettere che tutte le questioni che sono poste risultano legate da una comune chiave costituzionale che è costituita dal diritto all’informazione. L’attuazione di questo diritto che appartiene a tutti in base all’art.21 della Costituzione esige che si ponga in essere preliminarmente una seria disciplina del CONFLITTO DI INTERESSI.

 

Il primo degli 8 punti della piattaforma del PD per il Governo in questa legislatura era costituito proprio dal conflitto d’interessi. Deve essere abrogata l’inutile legge Frattini e si deve ripartire dal testo approvato in Commissione nella XV legislatura impostato sul “blind trust”. Deve essere anche rinforzata la disciplina del conflitto d’interessi nei media.

 

Una seria disciplina dell’ANTITRUST richiede la demolizione del SIC con il suo tetto di risorse irraggiungibile ed una più attenta considerazioni dei mercati rilevanti primo fra tutto quello della pubblicità. Il diritto all’informazione e il principio di eguaglianza sostanziale è anche quello che fonda la missione di servizio pubblico della RAI che deve restare pubblica come avviene nelle principali democrazie europee. Abrogazione delle norme sulla privatizzazione contenute nella Gasparri, impegno del Parlamento, con una mozione immediata per il rinnovo della concessione alla Rai nel 1916 ed avvio di un’ampia consultazione sul contenuto della missione, governance sottratta ai partiti e costruita attraverso un più diretto coinvolgimento degli utenti (art.43 Cost).

 

Anche la TRASPARENZA è una conseguenza del diritto all’informazione: vanno quindi rinforzate le norme sull’editoria anche per arrivare finalmente ad uno statuto più garantista.

 

L’AGCOM è nata per garantire i diritto costituzionali dei cittadini ma è fortemente deficitaria nella tutela del pluralismo sia in periodo elettorale che fuori da questo periodo. Il rispetto dei limiti pubblicitari è inconsistente ed anche il controllo sulle quote di produzione nazionali ed europee e per la tutela dei produttori indipendenti deve essere rafforzata anche in termini di trasparenza. C’è poi il problema di assicurare il servizio universale. Questo servizio molto importante a tutela delle opportunità per gli utenti più svantaggiati, per ora comprende solo la telefonia, ma dovrà al più presto riguardare anche l’accesso alla larga banda.

 

Regolamentazione di INTERNET. Si tratta della questione più complessa e delicata. Non solo le regole sul copyright (l’Agcom ha assunto in questi mesi una posizione limitativa della libertà della rete fortemente criticata), ma anche sulla net neutrality, sul ruolo e le forme di responsabilità dei provider, sulle garanzie di accesso ad internet.

 

La PRECARIETA’ rappresenta l’esatta antitesi della libertà d’informazione. Sono necessari interventi prioritari in questo campo.

 

QUERELE TEMERARIE la proposta di legge approvata dalla Camera ha affrontato il problema della diffamazione senza risolvere questo problema. I giudici già hanno qualche strumento per sanzionare con il pagamento delle spese alcuni di questi comportamenti, ma è necessario fare dei passi in avanti per scoraggiare questa pratica odiosissima.

 

GIORNALISTI MINACCIATI: di fronte a numeri così rilevanti è necessario rafforzare gli strumenti di tutela perché se si spengono queste voci si spegne la libertà di tutti.


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