La Carta di Firenze sul precariato giornalistico: speranze, propaganda e flop

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A un anno dalla sua introduzione, la Carta di Firenze emanata dall’Ordine dei giornalisti è un totale insuccesso. Nessun provvedimento, nessuna sanzione. Già prima dalla sua entrata in vigore il Sindacato aveva proposto di rafforzarne l’efficacia attraverso tre emendamenti.

Dal primo gennaio 2012 è in vigore la Carta di Firenze sul precariato giornalistico. È una carta deontologica emanata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che tutti gli iscritti hanno l’obbligo di osservare.
Attraverso il principio della più stretta solidarietà tra giornalisti, la norma ha in particolare lo scopo di tutelare i collaboratori freelance e precari, rendendo impossibile all’interno delle redazioni l’applicazione di modalità di sfruttamento imposte dagli editori attraverso la catena di comando aziendale.
Pur essendo stata trionfalmente osannata come una grande vittoria in favore della parte più debole della categoria, in ben dodici mesi non si ha alcuna notizia di sanzione applicata ai sensi della Carta di Firenze. A quanto pare solo in Lazio la violazione è stata contestata cumulativamente ad altre nello stesso procedimento ad un direttore.
Erano ben altre le aspettative dei giornalisti freelance: non vi erano dubbi sul principio che lo sfruttamento è iniquo, ciò che serviva e serve ancora è un meccanismo che lo renda impossibile. Con procedure applicabili e, soprattutto, che vengano applicate.
Il Cnog si è limitato ad esortare gli ordini regionali a dare attuazione alla Carta, non fornendo però alcuno strumento rigoroso per farlo (criteri e regolamenti di attuazione). Perfino il modello-tipo di esposto è stato redatto su iniziativa spontanea di alcuni freelance. Il bilancio di questi primi 12 mesi è quindi una grande aspettativa iniziale, alimentata da tanta propaganda, ma un flop assoluto in termini di risultati.
Peraltro l’Ordine, pur essendo la Carta di Firenze promossa anche dalla Fnsi, ha scelto di gestire da solo questo primo disastroso anno di vigenza. Ad oggi infatti, l’Osservatorio Ordine-Sindacato che ai sensi dell’art. 3 della Carta avrebbe dovuto curarne l’applicazione è costituito solo da componenti nominati dall’Ordine, appena un mese fa per giunta.
È da sottolineare che la Federazione della Stampa nel dicembre 2011 ha addirittura proposto alcuni emendamenti rafforzativi dei principi della Carta. Ma la richiesta di emendare il testo non ha mai avuto alcuna risposta.

Il primo emendamento si riferisce al quarto comma. Una delle lacune del testo riguarda l’entità “dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni di natura giornalistica”. Cioè, quale sia il metro per definire un compenso “adeguato”. La Fnsi indica le “intese di ambito nazionale tra le parti sociali”, cioè le condizioni del contratto nazionale di lavoro. Da sottolineare che è esattamente lo stesso criterio della legge sull’equo compenso giornalistico appena promulgata.

Il secondo emendamento (al settimo comma) esplicita un concetto fondamentale: “Tutti i consigli regionali hanno l’obbligo di avviare il relativo procedimento dandone comunicazione ai segnalanti.” Rendere espressamente obbligatorio l’avvio del procedimento fa la differenza tra flop e successo della norma. Teniamo presente che generalmente si presume che tutti i consiglieri dell’Ordine conoscano le tariffe praticate nella loro regione, poiché tra i loro compiti istituzionali vi è l’esame delle richieste di iscrizione e relative tariffe di pagamento.
Il terzo emendamento (ultimo comma) non limita le prescrizioni solo a chi abbia nominalmente un qualunque ruolo di “coordinamento del lavoro giornalistico” ma lo estende a tutti gli iscritti all’Ordine, richiamando anche il fatto che in materia vi sono delle competenze specifiche dei Cdr ma non è affatto detto che un componente di Cdr sia iscritto al sindacato.
Pare corretto constatare e ammettere che la gestione della Carta di Firenze (ovviamente non dei suoi principi) sia stata deludente e che sia il caso di porvi subito rimedio.
Non si intravede quindi alcun motivo perché il Cnog non recepisca gli emendamenti proposti dal Consiglio nazionale della Fnsi.
D’altra parte occorre che vengano con urgenza nominati dalla Fnsi i propri componenti nell’Osservatorio Ordine-Sindacato in modo da intervenire per applicare con urgenza la Carta e chiedere che vengano posti in votazione al Cnog gli emendamenti rafforzativi che ne permettano subito l’attuazione.
In ogni caso la mancata operatività dell’Osservatorio per mancanza d’intesa tra il Cnog e la Federazione della Stampa si è tradotto in uno svantaggio per la tutela di freelance e precari. Siamo in tempo di elezioni e sarebbe il caso di risolvere tempestivamente questa vicenda. Parafrasando uno degli slogan che hanno accompagnato quest’anno di battaglie per l’equo compenso potremmo dire: “L’informazione non è un hobby e sul precariato non si fa propaganda”.

* (riceviamo e pubblichiamo lettera di Dario Fidora, giornalista freelance. Coordinatore Commissione lavoro autonomo regionale Assostampa Sicilia e componente Commissione lavoro autonomo nazionale FNSI


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