Usa 2020, ecco perché Biden e Harris possono vincere le elezioni

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Seguendo con attenzione la campagna delle presidenziali Usa del 2020, mettendo a confronto le analisi di esperti e statistici statunitensi che hanno raccolto il flusso di informazioni di questa complessa e inusuale corsa alla Casa Bianca, l’esito del voto americano appare scontato: Joe Biden, già vice di Barack Obama, e la senatrice della California Kamala Harris sono destinati a essere eletti nuovo presidente e vicepresidente degli Stati Uniti.
Molto è cambiato dal febbraio 2020, quando il presidente Donald Trump e il vicepresidente Mike Pence godevano del 70% della popolarità e del favore dell’elettorato per un secondo mandato.
Nel frattempo Biden, che è stato il front runner nel 2019 per la nomina presidenziale del Partito democratico, dopo i deludenti risultati alle primarie e ai caucus in New Hampshire, Iowa e Nevada. con il sostegno del rappresentante locale dem alla Camera, James Clyburn, ha vinto in modo netto nella Carolina del Sud.
Da lì è iniziata la sua scalata verso la conquista della nomination democratica, riconosciutagli ufficialmente ad agosto.
Non si è risparmiato il senatore del Delaware, iniziando a girare il Paese e raccogliendo consensi anche in realtà storicamente pro repubblicani.
A stravolgere dinamiche e prospettive nella corsa alla Casa bianca è stata la pandemia di Covid-19, che ha cambiato l’equazione politica.
L’amministrazione Trump, oltre a vietare tempestivamente i voli dalla Cina e in una seconda fase dall’Europa, ha fatto ben poco per contenere l’emergenza, anzi ha minimizzato la gravità della situazione e i rischi per la salute di chi contraeva il virus. Trump non è stato un buon esempio per gli americani, dal mancato uso per lungo tempo della mascherina, alla disinvoltura verso gli assembramenti. La mancanza di cautela nei contatti con le persone ha portato lui stesso a contrarre il Covid.
La sua indifferenza verso le richieste dell’Organizzazione mondiale della sanità a farsi promotore di una campagna sull’importanza fondamentale di indossare le mascherine e di osservare le distanze fisiche, ha favorito la diffusione del contagio.
I numeri delle persone che si sono ammalate, ricoverate in ospedale in terapia intensiva e che purtroppo sono decedute a causa del virus parlano da soli. Con circa il 4% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti rappresentano oltre il 20% dei casi globali di Covid-19.
Il confronto con lo sviluppo parallelo della pandemia rispetto alla Corea del Sud è illuminate.
Entrambi i paesi hanno segnalato il loro primo caso il 20 gennaio 2020. Al 30 ottobre, gli Stati Uniti, con una popolazione di 328 milioni, hanno subito 229.000 morti, mentre la Corea del Sud, con una popolazione di 55 milioni, ha registrato solo 500 morti. Sulla base delle percentuali, i decessi negli Stati Uniti non avrebbero dovuto superate i 3.000 decessi. E nella seconda ondata sono stati già superati i 100.000 nuovi contagi.
Il peso della mala gestione dell’emergenza inevitabilmente ha fatto pendere la bilancia verso Biden, che ha sempre manifestato nei confronti della pandemia una cautela e un atteggiamento ineccepibili.
Altro elemento che ha spostato gli equilibri a favore del candidato democratico, la scelta del vice.
Anzi ‘della’ vice.
Indovinare la figura giusta per la condivisione della presidenza é stata per Biden una carta vincente.
La Harris ricorda al mondo tutto il ‘buono’ dell’America che resiste.
Terra di accoglienza e opportunità, non dell’egoismo e dell’esclusione, come vorrebbe il presidente in carica.
La storia della vita della Harris intreccia i due grandi temi positivi che animano l’attuale momento della vita nazionale statunitense: la richiesta di uguaglianza e giustizia “Black Lives Matter” e il desiderio degli immigrati di sicurezza, prosperità e libertà.
La Harris completa Biden, a volte inarticolato su queste tematiche.
Con la forza del suo background da pubblico ministero e procuratore generale in California, la senatrice di colore ha ravvivato la sintassi a volte incerta di Biden.
La coppia dem ha diversi modi per raggiungere l’obiettivo di 270 grandi elettori su 538, il Santo Graal per accedere alla Casa Bianca.
Con circa 220-230 voti elettorali già  incassati, la loro campagna sta cercando di convincere gli stati della cosiddetta ‘cintura di ruggine, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, e ripristinare il muro blu.
Ma Biden  e Harris possono raccogliere voti anche da un altro tradizionale ‘stato di battaglia’, l’Arizona e nelle realtà scosse dai disordini dopo la morte di George Floyd e degli altri afroamericani uccisi da poliziotti, dalla Carolina del Nord all’Iowa.
Anche i tradizionali stati rossi della Georgia, dell’Ohio, e persino del Texas ricco di voti, possono essere una riserva elettorale per i democratici.
Al contrario, la coppia Trump / Pence ha un percorso molto più stretto verso la vittoria. Non solo ha difficoltà a mantenere gli Stati vinti nel 2016, ma ha concentrato la campagna su quelle realtà dove la statistica dice che esiste la possibilità di capovolgerne l’orientamento dem.
Ma l’elemento che più di ogni altro delinea il possibile successo di Biden e Harris è l’alta affluenza al voto anticipato.
Nel 2016 aveva votato il 60% degli aventi diritto, dato che sarà quasi certamente superato, addirittura andando oltre la percentuale più alta dell’ultimo secolo.
Al 31 ottobre, oltre 90 milioni di americani hanno già espresso in anticipo la propria preferenza, di persona o inviando per posta. Il 70% in più del 2016.
L’elevato numero degli elettori già accorsi alle urne, molti pro Democratici sfiduciati che quattro anni prima non avevano votato, e l’entusiasmo dei giovani e delle donne verso il duo dem sono un ulteriore segnale a loro favore.
Vari sondaggi hanno evidenziato un forte sostegno da parte del mondo femminile, in particolare quello ‘di periferia’, oltre che dei bianchi con istruzione universitaria e delle persone di colore.
I timori per il Covid-19 potrebbero aver convinto anche la maggioranza degli anziani a votare a favorire dei Democratici.
Insomma, i principali temi della campagna di Biden che chiamano all’unità e alla sobrietà hanno sfondato il muro degli incerti.
Sembra dunque che la sventatezza di Trump permetterà a Biden e Harris di conquistare la Casa Bianca, confermando il detto popolare secondo cui i democratici vincono le elezioni presidenziali quando i repubblicani hanno deciso di perderle.
Ma il rischio dell’incognita è in agguato, come ci insegna la sconfitta inattesa della Clinton alle scorse presidenziali, quando nonostante avesse tre milioni di voti in più di Trump perse le presidenziali a causa del sistema elettorale vigente negli Stati Uniti: l’Electoral College, una sorta di  compromesso tra gli interessi degli Stati più grandi e quelli meno popolosi del Paese.
Ma il vento, questa volta, è decisamente cambiato e il margine di distacco, anche se i sondaggi vanno sempre presi con cautela, dovrebbe garantire la svolta che chi crede nei principi della democrazia e della libertà auspica da tempo.


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