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RFF20. ‘Per Te’: una celebrazione dell’amore che resiste al tempo e all’oblio

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Il nuovo film di Alessandro Aronadio è un’opera che emoziona senza manipolare, lasciando un segno profondo e l’assoluta certezza che, nonostante la fragilità dell’esistenza, siamo salvi finché c’è cura e c’è amore.

“Per Te”: L’eroismo degli invisibili, di Alessandro Aronadio, presentato alla 20esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Grand Public, in sala dal 17 ottobre con Piper film, è un inno a vivere il presente attraverso la memoria del passato.

Una lezione sul modo in cui si affronta il dolore: quello legato alla malattia, all’Alzheimer precoce, in particolare, ma anche la celebrazione dell’amore, che resiste al tempo e all’oblio, e alla sua capacità di fronteggiare anche il dolore più intenso, quello che si manifesta nei piccoli gesti quotidiani, di momento in momento, attimo dopo attimo, quando la memoria svanisce, e l’unica arma che si ha a disposizione è la “cura”, fatta dei gesti che possono offrire e restituire alla persona amata emozioni e sentimenti non evanescenti.

Il film è ispirato alla storia vera di Mattia Piccoli, insignito del titolo di Alfiere della Repubblica, e del modo in cui lui e la sua famiglia hanno affrontato l’Alzheimer precoce del padre Paolo.

Il protagonista, Paolo – interpretato con toccante vulnerabilità da Edoardo Leo –, è un ‘gigante d’argilla’ di poco più di quarant’anni che riceve una tra le diagnosi più crudeli: l’Alzheimer precoce, con una prospettiva di vedere il suo mondo dissolversi in un breve volgere di tempo, inferiore ad un anno. Ma è proprio mentre il suo mondo interiore inizia a sfumare, a perdere pezzi di memoria, che i legami attorno a lui si fanno più forti, più essenziali.

E sarà il figlio Mattia (Javier Francesco Leoni), attraverso i suoi occhi di undicenne, a custodire e a restituire, quegli sprazzi di memoria che stanno velocemente dissolvendosi, con una straziante inversione dei ruoli. Oltre ad essere il suo archivio vivente, Mattia ben presto, insieme ad una amorevole moglie e madre (Teresa Saponangelo), provvederà alla sua “cura” quotidiana, il che consentirà a Paolo di non smarrirsi completamente, grazie alla forza di un amore incondizionato.

Aronadio, come rivela nelle sue note di regia, sceglie un tono delicato e mai ricattatorio: quello della tragicommedia. La vita, ci ricorda il film, mescola tragedia e comicità nello stesso momento, e la diagnosi spietata diventa ‘un tragico scherzo’. Questo approccio permette alla narrazione di respirare, di inserire risate improvvise e autentiche nella quotidianità condivisa.

Una scelta registica di rara onestà e sensibilità: egli non cerca la cronaca fedele, ma la verità che si nasconde dietro i fatti, raccontando, con leggerezza ed empatia, senza mai cadere nel patetico o indulgere insistentemente nel dramma. Un equilibrato mix tra dramma e commedia. Un collage di suggestioni emotive che trascende la parola.

‘Per te’ non è un film sul dimenticare, ma sul ricordare insieme. Il titolo, scelto post-produzione, racchiude l’essenza dell’opera: “due parole che implicano un contatto, una dedica, una cura”. In un’epoca di iperconnessione e di solitudine dilagante, questo film ci ricorda che la vera rivoluzione è l’atto semplice e radicale di prendersi cura degli altri.

Il Paolo ritratto da Aronadio è un ‘gigante d’argilla’, fallibile e umano, lontano dalla didascalica vittima. Ma proprio quando è costretto a pronunciare l’indicibile – “Ho paura” – trova il suo riscatto. L’eroismo – come scriveva Mattia Torre – non è nel clamore, ma nei gesti invisibili e silenziosi di chi si prende cura.

Questo film è un inno a tutti quei Mattia e Michela che, ogni giorno, con coraggio e dedizione, dimostrano che l’amore è l’unica memoria che davvero non ha bisogno di essere ricordata, perché è semplicemente vita che accade ‘per te’.


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