Qualche volta Federico ricordava con la passione nella voce di aver avuto un nonno artista, da cui aveva preso il nome, ottimo pittore dell’ottocento, allievo di Francesco Paolo Michetti.Gli artisti sono curiosi, e questo Federico dal nonno lo aveva sicuramente ereditato. Curioso e libero, questa era la sua caratteristica. Liberale dai tempi del segretario Malagodi, rigorosamente impegnato nella difesa della costituzione, con quella voglia di fare il giornalista per conoscere la verità e raccontarla ai lettori.
La necessità di difende re i principi repubblicani che Berlusconi cominciava ad intaccare lo portò a ritrovarsi con tanti di noi, di generazioni diverse, di estrazioni culturali diverse, ma uniti dalla motivazione di difendere quella carta costituzionale che abbiamo sempre saputo essere unica e preziosa.
Lo ricordo in una assemblea di poco successiva alla nascita di Articolo 21 in cui invitò Alfredo Pieroni, ed entrambi parlarono con ansia e con gli occhi lucidi dell’attacco alla libertà di informazione portata avanti dal governo Berlusconi che aveva costretto alle dimissioni dal Corriere della sera di Ferruccio De Bortoli. Federico non era un liberista e dell’economia aveva un’idea solidale, raccontava i tempi dell’imprenditoria che portava ricchezza, sviluppo sociale, rispetto dei lavoratori e dei loro diritti. Era, appunto, un liberale, un maestro di bella scrittura, una persona che amava i giovani e che credeva nella legalità come principio fondante della convivenza civile. Abbiamo imparato molto da Federico Orlando, ci manca.
