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Ronchi dei Legionari ricorda i valori della Resistenza

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Ronchi dei Legionari ricorda. Ronchi dei Legionari non dimentica. Il 25 aprile, ieri, è stato quel che si dice un bagno di folla. Ancor più partecipato degli anni passati. Oltre 400 le persone che hanno seguito le varie tappe e che, poi, si sono radunate al palatenda di piazzale Martiri delle Foibe per un evento che ha messo in primo piano non solo il ruolo svolto nel passato negli anni della Resistenza, ma anche la necessità di far rinvigorire valori e sentimenti che siano da monito. E che tanta gente non abbia esitato ad essere presente è qualcosa che fa ben sperare. La mattinata si è aperta con la messa celebrata nella chiesa di San Lorenzo. “La Resistenza – ha detto il parroco, monsignor Ignazio Sudoso – è stato un movimento di popolo, di tanti, non di una parte, e così la ricordiamo oggi nella settimana di Pasqua”. Quindi la posa delle corone d’alloro in alcuni luoghi simbolo. “Se vogliamo che le future generazioni siano in grado di comprendere davvero il mondo in cui voi siamo – sono state le parole di Gastone Martinuzzi dell’Anpi – dobbiamo ripensare il modo in cui raccontiamo la storia. La storia è sempre qui, pronta a insegnarci qualcosa”. L’evento al palatenda è iniziato con un omaggio a due sopravvissuti: il partigiano Longino Sardon e il deportato Mario Candotto. Il primo costretto a casa per un infortunio, il secondo protagonista della cerimonia svoltasi a Genova. “Nonostante l’inclemenza del tempo – ha esordito la presidente dell’Anpi, Marina Cuzzi – per noi questa è una bellissima giornata. Siamo davanti alla necessità di una nuova Resistenza, consapevole e pacifica”. Cuzzi, scendendo dal palco sulle note di “Un vessillo in alto sventola”, eseguite dalla banda della Società Filarmonica Giuseppe Verdi, è stata fortemente applaudita dal pubblico. Quindi il contributo offerto dall’attrice, Marta Cuscunà. “Il fascismo ha cambiato forma – sono state le sue parole – non è più semplicemente un partito, ma un modo di pensare. Davanti a questo governo che deporta i migranti nei Cpr, che non li soccorre in mare, perché non ci ribelliamo?”. “Sento in questa città qualcosa che nel resto d’Italia non sento più. Calore umano, rispetto istituzionale e cerimoniale”. Così ha esordito il figlio di Ondina Peteani, Gianni, nel ricordare la madre, a cento anni dalla sua nascita. A concludere la serie di interventi il sindaco, Mauro Benvenuto, che aveva accanto la sindaco junior, Gaia Marini. Prima dell’intervento conclusivo due scout del Reparto Ronchi 1, Isabel e Filippo hanno voluto portare un messaggio ai più giovani, ricordando chi ha dato la vita per la democrazia. “A voi giovani, in particolare, rivolgo un appello. Fate vostra questa eredità. Siate sentinelle della libertà, promotori della pace, protagonisti attivi della vita democratica. Perché il 25 aprile – ha concluso Benvenuto – non è solo una data da ricordare, è un cammino da continuare”.


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